Dubbio: in che modo affrontiamo le incertezze e i dubbi?

Come affrontiamo i dubbi?

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Dubbio: in che modo affrontiamo le incertezze e i dubbi?

“Cambiare città e ricominciare tutto d’accapo oppure rimanere accettando la vita monotona che svolgo?”

“Quale percorso universitario scegliere?”

“Lasciare o non lasciare il mio compagno?”

Questi e molti altri ancora sono alcuni dei dubbi che accompagnano costantemente la vita di ogni persona e che sono in grado di influenzare la vita stessa delle persone. Il dubbio, infatti, rappresenta una costante nella vita dell’essere umano e nessuno di noi è esente dallo sperimentare questa condizione.

Prendiamo come esempio concreto l’amore: “credere o non credere alla fedeltà del proprio compagno o non ne vale la pena?”.

E’ importante sapere che il fatto stesso di credere o non credere conduce verso delle conseguenze ben precise, dal momento che, in virtù della profezia che si auto-avvera, le proprie aspettative, le proprie credenze, il proprio modo di comportarsi influenzano gli altri; pertanto, se credo che il mio compagno sia fedele, mi comporterò con lui con atteggiamenti amorevole, probabilmente sarò gentile, gli dedicherò attenzioni ecc… e questo mio comportamento non può che portare il partner a ricambiare l’atteggiamento e ad aumentare la probabilità che non si trovi nella condizione di desiderare un’altra donna.

Il comportamento del partner, a sua volta, non potrà che confermare la mia idea di fedeltà; viceversa se dubito del mio compagno, le mie aspettative, i miei comportamenti (ad esempio controllare i messaggi nel cellulare, chiedere la password di facebook) sempre in virtù della profezia che si auto-avvera, può condurre paradossalmente il partner verso il tradimento. Questo è solo un esempio di dubbio che possiamo vivere quotidianamente ma spesso, i dubbi possono trasformarsi in un vero e proprio circolo patologico.

COSCIENZA E CONSAPEVOLEZZA

scelta d'amorePer comprendere meglio in che modo il dubbio può trasformarsi in uno stato che genera sofferenza e disagio, è necessario introdurre due concetti: coscienza e consapevolezza.

Questi due concetti sono stati oggetto di studio e di riflessione da secoli, ma ancora oggi, spesso vengono confusi:

Coscienza: con tale termine facciamo riferimento a qualcosa di astratto, intangibile. E’ la parte razionale che tende ad interferire sui nostri vissuti, sulle nostre esperienze. La coscienza ha un valore “funzionale” molto di più quando, prima o al termine di un’esperienza, riflettiamo su di essa, vale a dire come è stata l’esperienza vissuta, come è andata, cosa di positivo e negativo ha comportato ecc…

Consapevolezza: rappresenta l’esperire concreto; si riferisce ai nostri vissuti, alle nostre percezioni. E’ quella parte che si attiva quando esperiamo la realtà, dove per realtà intendiamo noi-gli altri – e il mondo.

Nel momento in cui la persona si ritrova a riflettere sul vissuto sperimentato, interviene la coscienza.

Purtroppo, spesso, la coscienza prende il sopravvento oscurando o ostacolando la consapevolezza. Ciò è dovuto anche all’impostazione della nostra cultura e alla tendenza da parte della mente umana a privilegiare l’intelletto. Questa tendenza conduce verso due vere e proprie trappole:

1) Sottovalutare la consapevolezza. Spesso ci si dimentica che prima ancora dell’intelletto, l’esperienza passa attraverso i sensi, attraverso quello che percepiamo. Se la persona dimentica questo aspetto succede che la parte cognitiva prende il sopravvento. Livello percettivo e cognitivo sono due livelli completamente diversi e se si finisce col privilegiare l’intelletto, ci si ritrova a trattare una cosa, un evento, convinti che sia uguale per entrambi i livelli. Non caso, infatti, spiegare un problema è ben diverso dallo sperimentare il problema stesso da un punto di vista percettivo

2) Cogitocentrismo, ovvero, il volere a tutti i costi cercare di dare una spiegazione a tutto. In questo caso si crea un conflitto tra il voler dare costantemente una spiegazione e il concentrarsi sul sentire.

Ma per quale motivo accade?

Perché per l’essere umano è più rassicurante trovare una spiegazione per ogni cosa. Capita spesso, però, che la spiegazione da sola non basti o non serva a risolvere i problemi. Oltretutto, la persona rischia di perdersi in meandri complicati a discapito dell’esperienza percettiva

In definitiva, è nel momento in cui la coscienza prende il sopravvento sulla consapevolezza, che possono sorgere dubbi in grado di bloccare le scelte, le azioni e perfino veri e propri stati di disagio e sofferenza psicologica.

UN MODO PER SFUGGIRE AI DUBBI QUOTIDIANI: GLI AUTOINGANNI

autoinganno

Per fronteggiare dubbi o situazioni insicure l’essere umano si avvale di diverse strategie; tra questo la più importante è quella dei cosiddetti autoinganni. Per autoinganno si intende la tendenza dell’uomo ad  alterare la realtà percepita; un tentativo di avvicinare e vedere la realtà nel modo in cui desideriamo vederla. L’uomo costruisce costantemente la realtà sui propri autoinganni, pertanto, può essere considerata come una “dotazione naturale” che, spesso, ha lo scopo di proteggerci dalle cose che ci fanno male: è quindi qualcosa di positivo che, solo se abusato, diventa patologico.

Per comprendere meglio gli autoinganni possiamo, prendere in prestito il costrutto di dissonanza cognitiva messo a punto da Festinger. La dissonanza cognitiva fa riferimento a quel peculiare fenomeno di crisi emotiva, di percezione da parte del soggetto di uno stato di incoerenza, che si manifesta nel momento in cui, subito dopo avere effettuato una scelta, subentra il dubbio connesso a quelle che potevano essere le altre opzioni di scelta. Tutte le volte che ciò che ho pensato di una precisa situazione, di un evento, ecc…non coincide con quello che si verifica effettivamente, entra in gioco lo stato di dissonanza cognitiva. Esempio: quando una persona deve effettuare una scelta, in genere, si trova di fronte ad un bivio e deve, necessariamente, sposare una scelta e scartarne un’altra, accettando anche il fatto che, molto spesso, entrambe le scelte possono apparire valide.

Come si difende in genere la nostra mente da questo stato di dissonanza?

bivio

La mente umana, per ottenere una certa rassicurazione circa l’efficacia e la validità della scelta effettuata e azzerare, in questo modo, ansie e angosce derivanti dal pensare di aver compiuto una scelta errata, ricorre ad un utile espediente, ovvero il ricercare tesi, informazioni, elementi che confermino la validità della nostra scelta, a discapito delle opzioni scartate. Pertanto, tendenzialmente, si è spinti a vedere nelle soluzioni scartate, tutti gli aspetti negativi mentre per quanto riguarda la scelta effettuata, di essa verranno fatti emergere non solo gli aspetti positivi, ma, attraverso delle ristrutturazioni, perfino gli aspetti negativi, verranno letti sotto una luce positiva.

Ci sono situazioni nelle quali, però, il processo non è così lineare e questo si verifica perché la scelta, da un punto di vista cognitivo ed emotivo, appare molto importante per la persona, fino a ritrovarsi con la mente intrappolata in un loop che ostacola e blocca il momento della scelta.

E’ in situazioni di questo tipo che possiamo cadere nel dubbio patologico.

Per approfondire consulta il mio video sul dubbio patologico

BIBLIOGRAFIA

  • Nardone G., De Santis G., Cogito ergo soffro, Ponte alle Grazie

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

    1 Comment

    1. Teresa ha detto:

      Salve dottoressa, mi presento, sono Teresa e oggi vorrei riportarle la mia personale esperienza con l’incertezza. A seguito di un trasferimento per motivi di lavoro, mi sono sentita abbandonata da tutti e quello è stato il momento in cui mi sono sentita più insicura. Cominciavo a manifestare comportamenti ossessivo compulsivi (cosa mai successa) e quello fu il segnale che dovevo fare qualcosa. L’ intervenne un’amica a consigliarmi Cerato di Guna. Io in verità ero e resto scettica verso i fiori di Bach e più in generale verso i rimedi omeopatici, ma devo dire, ho cominciato a sentirmi meglio da lì, fosse solo perché sentivo che qualcuno mi stava aiutando. Ho imparato che non possiamo sottovalutare niente. Niente.

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