Depressione: consigli e suggerimenti per le famiglie

Depressione: consigli per le famiglie

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depressione

DEPRESSIONE: IL MALE OSCURO CHE PARALIZZA

Brevi periodi di depressione o in cui ci sentiamo meno attivi e vitali del solito capitano a tutti. Questi momenti possono consistere in una varietà di emozioni negative, tra cui la tristezza, la sensazione di essere giù di corda, il pessimismo, la perdita di interesse verso cose che prima ci interessavano e del piacere verso le cose e le situazioni, soprattutto quelle di tipo sociale. Mentre alcune persone sono capaci di scrollarsi di dosso questi sentimenti e di tirarsene fuori da sole, altre non riescono. Quando questi sentimenti persistono o diventano abbastanza gravi da interferire con il normale funzionamento, sono considerati sintomi di una malattia psichiatrica che definiamo depressione.

Chiunque, indipendentemente dall’età, sesso razza e status economico, può soffrire di depressione. Tuttavia le donne sono da due a tre volte più esposte al rischio rispetto agli uomini. Gli esperti non sono coerenti sulla ragione di questa differenza ma le differenze ormonali sono ritenute esserne la causa. La depressione non è una debolezza o difetto del carattere, si tratta di una vera e propria malattia. Queste persone si sentono molto tristi e svogliate per lunghi periodi, addirittura anni se non è trattata correttamente, ma con un adeguato trattamento farmacologico e psicoterapico la persona migliorerà nel tempo. La depressione cambia il modo in cui la persona si sente, pensa e si comporta; altera le funzioni cognitive (memoria, concentrazione e attenzione) e il sistema immunitario. Insomma una malattia tra mente e corpo.

Un certo numero di studi su larga scala indicano che i tassi di questo disturbo sono aumentati in tutto il mondo nel corso degli ultimi decenni. Inoltre le generazioni più giovani stanno vivendo la depressione in età più giovane rispetto alle generazioni precedenti. Le ragioni di questo cambiamento avrebbero a che fare con le modificazioni del sistema familiare in termini di regole e organizzazione, l’urbanizzazione e la riduzione delle influenze culturali e religiose.

Anche se può verificarsi in giovanissima età e nell’infanzia, il disturbo si presenta prevalentemente durante un’età compresa tra i 20 e i 30 anni. I sintomi appaiono all’improvviso o iniziano gradualmente, peggiorando durante i mesi o le settimane diventando sempre più costanti e oppressivi. Il DSM 5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, ha creato un capitolo esclusivo per i Disturbi Depressivi, all’interno del quale sono diversificati il: Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, Disturbo depressivo maggiore, Disturbo depressivo persistente (prima classificato come distimia), Disturbo disforico premestruale, Disturbo depressivo indotto da sostanze, Disturbo depressivo dovuto a un’altra condizione medica e Disturbo depressivo con altra specificazione.

I sintomi depressivi

I sintomi che il DSM 5 indica per il disturbo depressivo maggiore sono:

  1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni
  2. Marcata diminuzione di interesse e di piacere per tutte o quasi tutte le attività
  3. Perdita o aumento di peso
  4. Insonnia o ipersonnia
  5. Agitazione o rallentamento psicomotori
  6. Mancanza di energia
  7. Autosvalutazione e sensi di colpa eccessivi
  8. Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi
  9. Pensieri ricorrenti di morte o ideazione suicidaria senza uno specifico piano o un tentativo di suicidio.

L’autosvalutazione e la colpa sono sintomi e aspetti del carattere molto interessanti. Le persone depresse si sentono cattive. Sono anche molto lamentose: si lamentano della loro invidia, rabbia ed egoismo. L’idea di essere sbagliate e cattive fa sì che queste persone facciano di tutto per mostrarsi buone al limite della perfezione, no da intendersi in termini narcisistici, ma perfezione intesa come possibilità e necessità di essere voluto bene dall’altro per paura di essere svelata nella propria vera natura. Questi sentimenti di colpa, seconda una prospettiva psicodinamica, derivano dal fatto che queste persone hanno vissuto esperienze di abbandono e perdite non adeguatamente elaborate, e che siano state loro, con le proprie richieste e desideri, ad allontanarle. Nel tentativo di essere esageratamente e inumanamente accettati dagli altri, i soggetti depressi possono essere devastati dalle critiche anche quelle di tipo costruttive che vengono interpretate come giudicanti. Non a caso questi soggetti si impegnano spesso in attività e lavori umanitari, come il volontariato, diventano infermieri e anche psicologi, nel tentativo di contrastare questo senso di colpa e di inadeguatezza.

Secondo alcuni psicoanalisti la depressione troverebbe le proprie radici nell’infanzia, ed esattamente nella fase dello svezzamento: i bambini, quando si sentono sufficientemente sicuri, sono in grado di svezzarsi da soli perché la <<spinta verso l’autonomia è primaria e potente quanto il desiderio di dipendenza>> (Mc Williams, 1999). Nel rapporto tra il bambino e la madre, le angosce di quest’ultima dovute alla separazione, interferiscono con l’autonomia del figlio il quale si sentirà in colpa per la propria crescita e per il suo naturale processo di indipendenza dalla madre, sentendo come cattiva una parte importante del Sé.

Allontanandoci dalla spiegazione dinamica del disturbo, oggi ci sono molte ricerche che mostrano come la depressione abbia delle cause organiche. Gli studi dimostrano che alcune sostanze chimiche del cervello, chiamate neurotrasmettitori, svolgono un ruolo importante nella regolazione dell’umore e delle emozioni. I neurotrasmettitori coinvolti nella depressione includono la noradrenalina, la dopamina e lo squilibrio serotoninergico. Come prima detto, anche gli ormoni svolgono un ruolo importante nella depressione, quale il cortisolo, ormone secreto dalla ghiandola surrenale in risposta allo stress. Inoltre la carenza di vitamina B12, B6 e acido folico sembrerebbero essere coinvolti in questa malattia.

Il rischio suicidario

I disturbi dell’umore espongono maggiormente la persona al rischio di commettere un atto suicidario. Non sempre queste persone parlano di un piano ben preciso (tipo dove e quando) per suicidarsi, ma sono molto comuni e ripetitivi i pensieri e le esplicitazioni rispetto a questo desiderio. A volte la persona depressa potrebbe diventare irritabile per gli altri, proprio per questo pensiero ricorrente e la profonda tristezza e mancata voglia di fare le cose, ma non si deve mai sottovalutare questa possibilità. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi al proprio medico o psichiatra (se la persona è già seguita con un trattamento farmacologico). In questi casi sarà necessaria l’ospedalizzazione del paziente. Non sottovalutate mai quindi ciò che il vostro parente o amico vi dice, perché potrebbe essere un vero segnale e bisogno di aiuto.

Il trattamento combinato

È ormai assolutamente confermato dall’osservazione della pratica clinica che il solo trattamento farmacologico non serve, né per la depressione né per altri disturbi psichici. Psicoterapia e farmaci sono essenziali per la buona riuscita del trattamento della depressione, per vari motivi. La psicoterapia aiuta a capire le cause del proprio malessere, apprendere e mettere in atto una serie di strategie di coping che permettono alla persona di far fronte ai sintomi e ai pensieri automatici di colpa e svalutazione. Attraverso la psicoterapia la persona acquisisce un senso di autoefficacia e potere sulla propria vita. Gli studi dimostrano che le terapie brevi possono alleviare i sintomi depressivi, in modo più efficace dei farmaci antidepressivi. La psicoterapia non produce effetti collaterali, anche se richiede molto più tempo per agire un cambiamento, i farmaci vengono percepiti come più efficaci dal paziente e dai familiari. Questi agiscono sicuramente più velocemente e sono la condizione sine qua non per ridurre i sintomi e lavorare più serenamente insieme alla persona in quanto abbassa le proprie difese e i propri pensieri ossessivi.

Come stare vicino a una persona depressa

Partiamo dalla condizione base e fondamentale che una persona affetta da depressione non può non essere seguita da uno psichiatra e da uno psicoterapeuta. Però al di là di quei 45-50 minuti di colloquio viviamo la nostra vita insieme a una persona che ci ricorda costantemente di stare male e di non essere in grado di vivere. Cosa possiamo fare?

Una cosa importante è cercare di contrastare quel senso di apatia e svogliatezza della persona. coinvolgetela nelle attività e cercate di farle mantenere le abitudini che ha lasciato o che sta cercando di lasciare. Cercate di svolgere delle cose insieme con una certa routine in modo tale che le azioni siano percepite come compiti e doveri senza alterare la quotidianità della persona.

Se non vivete nella stessa casa cercate di capire quali sono gli orari in cui la persona è più triste. Per esempio se la persona la mattina lavora è molto probabile che sia impegnata e che, nonostante continui a stare male, riesce comunque ad allontanare per un po’ i pensieri negativi. Se nel pomeriggio è libera e starà a casa è probabile che inizi la ripetitività di questi pensieri. Quindi il consiglio è di telefonarle o di chiederle di uscire. Aspettatevi anche risposte negative, voi non mollate e chiedete se potete andare a casa sua anche per poco tempo. La persona ve ne sarà grata e vi sentirete più tranquilli anche voi.

Incoraggiatela ad aderire alle vostre iniziative. Come detto prima, la persona depressa ha una grossa difficoltà a organizzare qualcosa, in quanto perde interesse per molte cose che prima faceva. Aiutatela quindi a fare qualcosa insieme, per esempio iscrivetevi in palestra o andate a fare una passeggiata all’aria aperta. È ormai dimostrato infatti che l’attività fisica favorisce il buon umore.

Assicuratevi che segua la terapia. Non bisogna solo cercare di capire (o vedere direttamente se abitate insieme) che prenda le giuste medicine, bisogna anche motivare la persona a presentarsi alle sedute di psicoterapia. Potreste accompagnarla aspettando in sala d’attesa, sempre se lei vuole, perché la psicoterapia è un momento molto personale e non offendetevi se riceverete un rifiuto.

Portate l’alimentazione nel contesto della routine quotidiana. Come elencato nei sintomi, uno dei problemi della depressione è la troppa fame o l’inappetenza, in entrambi gli effetti sono negativi. Nel caso la persona perda appetito, potreste fare per lei dei piatti non eccessivi, ma molto gustosi, che siano ricchi di vitamine e proteine; nel caso contrario invece cercate di ridurre i cibi calorici e preparate grosse porzioni di cibi salutari.

Non banalizzate la persona e la sua malattia. Cercate di evitare frasi del tipo “pensa a chi è peggio di te”, “è colpa tua se le cose non cambiano”, “non ti impegni, è normale che tutto rimanga per com’è”, “devi essere tu a cambiare”. Queste considerazioni non faranno che trascinare la persona in un senso di colpa ancora più profondo e in un senso di inutilità, perché è come se le stessimo dicendo che la colpa è sua se si trova in questa condizione perché non fa nulla per cambiarla. Se è vero che tra le cause della depressione c’è un forte senso di colpa verso se stessi e gli altri, queste affermazioni non farebbero che aumentare il senso di inadeguatezza della persona.

Non sminuire mai le sue preoccupazioni. A volte stare vicino a una persona depressa può diventare davvero disturbante e irritante. I pensieri continui e ripetitivi potrebbero mettere a dura prova la vostra pazienza, ma bisogna accogliere queste sofferenze, per non far sentire l’altra pazza o strana. Bisogna donare semplicemente la propria presenza a volte senza dire nulla. Offrire la propria compagnia o anche il proprio silenzio per farla sentire meno sola nel suo buio.

 

BIBLIOGRAFIA

  • American Psychiatric Association, “DSM 5” , Raffaello Cortina Editore, 2014, Milano
  • Gabbard G.O. “Psichiatria Psicodinamica”, Raffaello Cortina Editore, 2007, Milano
  • Mc Williams N. , “La diagnosi psicoanalitica”, Astrolabio, 1999, Roma
  • American Psychoanalytic Association, “PDM” , Raffaello Cortina Editore, 2008, Milano

FONTE

http://www.psyweb.com/mdisord/jsp/gendepress.jsp

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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