Panico in Piazza San Carlo a Torino: spieghiamo la paura della folla

Panico in Piazza San Carlo a Torino: spieghiamo la paura della folla

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Panico in Piazza San Carlo

Panico in Piazza San Carlo a Torino

“Non abbiamo capito cosa succedesse, pensavamo solo a scappare”; “Mi ha sconvolto vedere la gente correre senza scarpe in mezzo ai cocci di bottiglia. Sembrava di essere in un film dell’orrore”  (Fonte)

E’ bastato un petardo a generare una reazione di paura e panico in Piazza San Carlo, nella folla, ieri sabato 3 giugno 2017 a Torino. Ed ecco che un’occasione di divertimento come la finale di Champions League, si è trasformata in un vero e proprio incubo con feriti gravi e molti dispersi.

 

Meccanismi psico-sociali generatori del panico in Piazza San Carlo

1 – Effetto gregge

E’ quel fenomeno che ci aiuta a rispondere ad una domanda che sorge spontanea quando accadono eventi di questo tipo, ovvero: “Come è possibile che tutta la folla, improvvisamente, sta mettendo in atto il medesimo comportamento – fuggire, allontanarsi, scappare?”

Lo stesso è accaduto alle persone che hanno sperimentato il panico in Piazza San Carlo a Torino, dove il seguire gli altri, ha rappresentato un impulso innato tipico di noi esseri umani, “animali sociali”, che possediamo all’interno nel nostro bagaglio genetico.

Partiamo da un esempio semplice e che sarà capitato a tutti di vivere: quando non siamo sicuri di dove andare, tendiamo, probabilmente a seguire la folla, chi ci sta vicino. Questo comportamento, viene messo in atto a maggior ragione proprio in quei momenti in cui si avverte un potenziale pericolo. Pur non avendo visto o sentito in prima persona la fonte della minaccia, ci fidiamo e ci affidiamo a ciò che fanno gli altri fanno per cercare di proteggersi.

2 – La perdita dell’individualità

Facendo riferimento ad un importante antropologo, sociologo e psicologo francese, Gustave Le Bon, è possibile individuare alcune caratteristiche tipiche delle folle che spiegano bene per quale motivo si verificano episodi come quello di Piazza San Carlo. Secondo Le Bon “Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini, e di conseguenza le loro individualità, si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano”.

3 – Impulsività

La folla, è puro istinto. Secondo numerosi studi scientifici è ormai dimostrato come, in condizioni di gruppo, si attivi nell’individuo la parte più emotiva e antica del cervello (il sistema limbico). Pertanto guidato dal proprio istinto, l’uomo all’interno di una massa di persone, agisce e reagisce sulla scorta dell’impulso e non della razionalità. In modo inevitabilmente impulsivo ha reagito chi è stato colto dal panico in Piazza San Carlo.

4 – Suggestionabilità

Inserito in una situazione di grande gruppo, la mente umana è fortemente suggestionabile. Questo spiega come improvvisamente e nel giro di pochi minuti, centinaia, migliaia di persone possano reagire allo stesso modo. Anche in questo caso, “il contagio” avviene passando attraverso la parte emotiva del nostro cervello, quella che si attiva per proteggerci dai potenziali pericoli.

5 – Esagerazione

Le reazioni di una folla posseggono due caratteristiche principali: sono semplici ed esagerate. All’interno di un grande gruppo, l’esagerazione di un sentimento è amplificata dal fatto che diffondendosi per suggestione e contagio, il sentimento che si “percepisce nell’atmosfera”, viene dato per vero. (“C’è un attentato in corso, scappiamo!)

6 – Influenza dell’attuale scenario sociale

I numerosi attentati terroristici che si sono verificati nell’arco di questi ultimi mesi, infine, contribuiscono a vivere con un maggiore senso di paura e ansia, situazioni di gruppo come la visione di una partita di calcio in una piazza. Non a caso, in questo periodo si assiste ad un aumento di casi di paure quali la demofobia (ansia dei luoghi affollati) o più semplicemente di una vera e proprio paura di essere vittima di attentati terroristici.

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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