Ipocondria: “ho una grave malattia…sto per morire!”
L’ipocondria, è la preoccupazione costante ed eccessiva per la propria salute. La persona ipocondriaca, più precisamente, si mostra perennemente preoccupata e vive con la paura, o con la ferma convinzione di avere una grave malattia. Di fronte ad un lieve dolore, una funzione corporea “alterata” (tachicardia, respirazione accelerata) o qualsiasi segnale proveniente dal corpo (dolore al petto, dolori muscolari), il soggetto sperimenta una forte ansia, dal momento che ritiene di essere vittima di un infarto, un ictus, un tumore o qualsiasi altra malattia mortale o invalidante.
Ipocondria: l’ascolto continuo e gli infiniti accertamenti
L’approccio strategico breve, utilizza una metafora in grado di descrivere al meglio la condizione ipocondriaca, ovvero quella della “marionetta rotta, con gli occhi rivolti dentro di sè”. Un meccanismo, infatti, che contribuisce ad incentivare il problema della paura di ammalarsi da parte dell’ipocondriaco, è proprio la posizione di costante controllo di sè e del proprio corpo.
Cosa accade quando mi ascolto costantemente?
Nel momento in cui mi metto nella condizione di “cercare qualcosa”, inevitabimente, la “trovo”; ad esempio, una delle “trappole” più diffuse, nelle quali cade la persona ipocondriaca, è più o meno la seguente: “il cuore sta battendo molto forte…ecco…ora sarò vittima di un infarto improvviso, devo andare immediatemente al pronto soccorso”. Il soggetto che si appresta ad “ascoltare il proprio corpo”, alla ricerca di una conferma o meno del suo sospetto, inevitabilmente, avvertirà i battiti del cuore accelerati, che saranno, la prova inconfutabile, del fatto che sta per essere colpita da un infarto o da qualche patologia cardiaca grave.
L’ansia e il panico, possono prendere il sopravvento, per cui l’ipocondriaco, per sentirsi rassicurato, può rivolgersi al pronto soccorso, prenotare visite specialistiche, esami e controlli infiniti, che finiscono con l’esasperare i familiari e, talvolta, intaccare la sfera economica, a causa degli esami costosi ai quali si sottopone la persona. Una sola visita o un solo esame, spesso, non sono sufficienti per rassicurare l’ipocondriaco, il quale finisce col ripetere frequentemente, iter diagnostici, consulti e controlli.
Ipocondria: paura costante
Tutta questa dinamica si verifica dal momento che l’ipocondriaco vive col pensiero ossessivo di essere malato, per cui, anche se un esito negativo degli esami, lo rassicura momentaneamente, successivamente la paura torna a far capolino e il bisogno di un’altra visita, diviene sempre più forte, con il timore che, il medico consultato, non abbia fatto una visita adeguata.
Accanto alle visite degli specialisti, una nuova modalità, tipica della persona ipocondriaca, è l’uso di internet, ovvero, ricercare consulenze, informazioni e “diagnosi”, attingendo dall’on-line; talvolta, questa tendenza all’utilizzo delle informazioni dal web, può assumere la forma di un disturbo ben definito: la cybercondria.
Nei casi più gravi, la fissazione e il dubbio fobico, si trasformano in certezza assoluta, per cui chi soffre di ipocondria, può:
- arrivare a gestire la propria vita in funzione della ricerca del “male oscuro”di cui è vittima
- abbandonare il lavoro
- parlare continuamente del problema che l’affligge a parenti e amici.
La costante ansia e i livelli di stress ai quali si sottopone il soggetto, inoltre, possono portarlo a somatizzare realmente, alcuni dei sintomi che percepisce o, in alcuni casi, può arrivare ad ammalarsi del disturbo fisico che più temeva.
Chi soffre di ipocondria, inoltre, raramente chiede aiuto spontaneamente ad uno psicologo-psicoterapeuta, dal momento che, spesso, non pensa di avere un problema che attenga alla “sfera psicologica”; per cui si presenta in seduta su pressione dei familiiari esasperati dal disturbo.
La psicoterapia breve strategica, attraverso l’uso di protocolli ad hoc, aiuta il paziente che soffre di ipocondria a fare proprie nuove modalità di comportamento, finalizzate a interrompere il circolo vizioso che ha contribuito alla creazione e alla persistenza del problema.
Bibliografia
G. Nardone, Non c’è notte che non veda il giorno, Edizioni Tea, 2005
- La rabbia: come le emozioni non espresse avvelenano il corpo - 7 Novembre 2024
- Abbuffarsi: quando il cibo diventa una fuga psicologica - 31 Ottobre 2024
- Fobia sociale: il velo invisibile che spegne l’intimità nelle relazioni - 24 Ottobre 2024
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sul mio profilo personale di Instagram.
È vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su altri siti internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione concessa dalla dott.ssa Simona Lauri e con citazione esplicita della fonte (www.milano-psicologa.it). È consentita la riproduzione solo parziale su forum, pagine o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte. È altresì vietato utilizzare i materiali presenti nel sito per scopi commerciali di qualunque tipo. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.