Questo aforisma, a mio parere, può descrivere bene lo stato d’animo e il vissuto di chi soffre del disturbo d’ansia generalizzata (GAD). La caratteristica principale di questo disturbo (uno tra i più diffusi all’interno delle patologie presenti nell’area disturbi d’ansia) è la costante preoccupazione, la sensazione di essere sempre in un continuo stato di agitazione, che qualcosa di brutto possa accadere a se stessi o ai propri cari.
Il presente articolo ha lo scopo di illustrare e fornire una guida finalizzata alla comprensione del disturbo d’ansia generalizzata e intende fornire alcune strategie utili per iniziare ad approcciarsi in modo differente ottenendo così risultati differenti. E’ importante, ad ogni modo, precisare che nel momento in cui il disturbo si manifesta in maniera pervasiva, è utile rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta per un sostegno di tipo psicologico.
Pensieri connotati, pertanto, da forte preoccupazione su eventi passati e su ciò che potrebbe succedere nell’immediato presente o nel futuro, e più in generale un perenne stato d’ansia sono piuttosto frequenti nel disturbo d’ansia generalizzata, accanto a sintomi d’ansia e psicosomatici come tensione muscolare, disturbi del sonno, facile affaticabilità, etc… Le persone colpite da ansia generalizzata, pertanto, convivono quotidianamente con l’ansia che le accompagna in ogni loro esperienza e che finisce col limitare fortemente la loro vita e di riflesso, frequentemente, anche quella dei loro famigliari.
I criteri diagnostici per il Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD) secondo il DSM-IV-TR sono i seguenti: A. Ansia e preoccupazione eccessive (attesa apprensiva), che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, a riguardo di una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche). B. La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione. C. L’ansia e la preoccupazione sono associate con tre (o più) dei sei sintomi seguenti (con almeno alcuni sintomi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi 6 mesi). Nota: Nei bambini è richiesto solo un item. 1. irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle 2. facile affaticabilità 3. difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria 4. irritabilità 5. tensione muscolare 6. alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o sonno inquieto e insoddisfacente). Gli altri criteriD. L’oggetto dell’ansia e della preoccupazione non è limitato alle caratteristiche di un disturbo in Asse I, per es., l’ansia o la preoccupazione non riguardano l’avere un Attacco di Panico (come nel Disturbo di Panico, Senza Agorafobia eCon Agorafobia), rimnere imbarazzati in pubblico (come nella Fobia Sociale), essere contaminati (come nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo), essere lontani da casa o dai parenti stretti (come nel Disturbo d’Ansia di Separazione), prendere peso (come nell’Anoressia Nervosa), avere molteplici fastidi fisici (come nel Disturbo di Somatizzazione), o avere una grave malattia (come nell’Ipocondria) e l’ansia e la preoccupazione non si manifestano esclusivamente durante un Disturbo Post-traumatico da Stress. E. L’ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. F. L’alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo) e non si manifesta esclusivamente durante un Disturbo dell’Umore, un Disturbo Psicotico o un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo. |
Può sembrare banale, ma spesso, c’è una tendenza a sovrapporre ansia e paura che finiscono con l’essere usati come sinonimi. Al contrario, ansia e paura, rappresentano due realtà diverse fra loro:
Occorre, inoltre, precisare che una giusta quota di paura, è qualcosa di assolutamente naturale, dal momento che è proprio grazie ad essa, l’essere umano è in grado di far fronte ai pericoli presenti nell’ambiente e quindi ha la possibilità di mettere in atto tutta una serie di risposte atte a gestire proprio le situazioni pericolose.
Nel momento in cui viene superato un determinato livello soglia (che varia da individuo a individuo), la paura diventa patologica e “l’ansia, nel caso in cui diviene troppo elevata, può trasformarsi nella causa della paura” (Nardone, 2000).
Spesso chi vive in uno stato d’ansia perenne, come nel caso dell‘ansia generalizzata, la persona arriva in seduta lamentando un generale stato di immotivata e costante insoddisfazione nei diversi aspetti della propria vita. Più precisamente da un punto di vista emotivo, la persona con GAD, descrive il suo malessere con termini come apprensione, paura, nervosismo, allarme, attesa ansiosa e si aspetta sempre che accada qualcosa di grave, pur non sapendone descrivere la natura.
Può capitare, inoltre, che questo stato di agitazione si riversi nell’ambito delle relazioni sociali, per cui la persona teme e vive con sofferenza e disagio i rapporti sociali. L’ansia nei confronti delle relazioni sociali può sfociare, talvolta, in fobia sociale (eritrofobia, ovvero, la paura di arrossire in pubblico, emetofobia, cioè la pura di vomitare in pubblico ecc..) o, ancora, il timore di essere giudicati negativamente dagli altri può dar vita a manie di persecuzione e paranoia.
Come per gli attacchi panico, attraverso tutta una serie di prescrizioni e in particolare, con la creazione di protocolli di intervento costruiti ad hoc, la terapia strategica è in grado di agire efficacemente in molti disturbi d’ansia e ansia generalizzata.
STRATEGIE PER GESTIRE L’ANSIA GENERALIZZATA
Bibliografia
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