“Daddy issues”: quando il passato influenza l’amore nel presente
In questo articolo ti parlerò dei daddy issues, un concetto introdotto dalla psicanalisi e che può essere tradotto come “complesso paterno”.
I daddy issues: cosa sappiamo a tal proposito?
Per introdurre questo articolo è doveroso sottolineare che quella di daddy issue è una diagnosi che non troviamo all’interno del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Ma cosa si intende con questa espressione? Questa espressione viene utilizzata per riferirsi ad una persona che tende a instaurare sistematicamente determinate relazioni con partner riportando nel rapporto con quest’ultimo pattern disfunzionali del rapporto avuto con i propri genitori.
L’espressione daddy issues nello specifico, si riferisce alle relazioni disfunzionali tra i papà e le figlie.
Questo mette in evidenza come i rapporti che abbiamo avuto con le nostre figure di accudimento, in questo caso con nostro padre, sono fondamentali e predittivi se si parla delle nostre relazioni future e di come le gestiamo.
Parlare di daddy issues significa dunque parlare di attaccamento, ovvero di quel bisogno innato di relazionarsi con l’altro che esiste già dai primissimi mesi di vita.
Se ci pensiamo questo può essere letto secondo un’ottica evolutiva, dal momento che un bimbo piccolo per sopravvivere ha bisogno delle cure dei suoi genitori, ovvero cure materiali ma anche emotive.
Sono dunque le relazioni instaurate con le figure genitoriali a rappresentare delle forme di attaccamento e dunque quegli schemi alla base delle nuove e successive relazioni.
Qui nello specifico ci riferiamo alla relazione instaurata con i nostri papà.
I daddy issues e cosa comportano
Quando parliamo di attaccamento bisogna fare una distinzione: quello sicuro e quello insicuro.
Siamo in presenza del primo quando un bambino vede soddisfatti i suoi bisogni e dunque quando ha la possibilità di costruire aspettative circa quello che può dare e ricevere dagli altri, anche in termini di fiducia.
Quando invece il genitore non riesce a essere presente e affidabile l’attaccamento è insicuro; dunque il bambino può poter imparare a vivere i rapporti con ansia e con la paura di essere abbandonato, rifiutato o non degno di essere amato.
Per questo può maturare la convinzione che non vale la pena fidarsi degli altri e investire su di essi.
Questo vale per esempio per le relazioni d’amore. Chi ha sviluppato un attaccamento sicuro ha più probabilità di avere relazioni soddisfacenti a differenza di chi ha sperimentato un attaccamento insicuro che può rendere difficoltoso l’inizio di una storia e lo sviluppo della stessa, poiché’ non si hanno aspettative realistiche per quanto riguarda i propri bisogni e quelli dell’altro.
La fiducia: punto centrale
Quello che abbiamo detto mette in evidenza il fatto che la fiducia è fondamentale, a partire da quella che riponiamo nella figura genitoriale e che come abbiamo visto può determinare un determinato attaccamento e dunque determinati approcci agli altri.
Un attaccamento insicuro sembra infatti essere correlato a bassi livelli di fiducia all’interno di un rapporto d’amore futuro e a non riuscire a gestire bene i conflitti all’interno di una coppia, poiché si interpretano in modo negativo vari eventi.
Dunque, quando la figura paterna non riesce a gestire bene il rapporto con la figlia, i daddy issues, possono generare problematiche relazionali e questo si verifica quando per esempio il genitore è:
- Assente
- anaffettivo
- abusante fisicamente o psicologicamente
- evitante o inaffidabile.
Anche crescere con un padre narcisista può avere delle conseguenze psicologiche importanti come forte sensazione di solitudine, vuoto, ansia e vari disturbi di personalità.
Esiti questi che rientrano negli effetti dei daddy issues.
Come gestire i nostri daddy issues?
Detto questo, vi starete chiedendo cosa si possa fare.
Diciamo innanzitutto che l’attaccamento che sviluppiamo nei primi anni di vita, non è immutabile.
Questo significa che le successive relazioni che viviamo possono modificare la nostra idea relazionale, rendendola anche più positiva.
Può anche succedere il contrario, però.
Dunque non dobbiamo necessariamente associare il nostro modo di rapportarci all’altro solo al rapporto avuto con i nostri genitori, poiché crescendo ne viviamo altre e anche queste hanno una loro influenza.
Quanto detto significa che non è detto che ricerchiamo nel nostro partner una figura genitoriale, ma che nei rapporti che viviamo riproponiamo i pattern relazionali sviluppati nell’arco della nostra esistenza, tra cui anche quelli sviluppati nei primi anni di vita.
A tal proposito, se vogliamo fare un lavoro su noi stessi possiamo iniziare un percorso psicologico per riconoscere le emozioni che abbiamo provato e guardare con occhi diversi quello che abbiamo vissuto.
E’ importante innanzitutto accettare le proprie emozioni e non giudicarci, solo così possiamo consentirci di lasciarle andare.
Seppur abbiamo vissuto determinate cose, da adulti abbiamo il diritto e la responsabilità di cambiare, crescere e essere ciò che vogliamo, finalmente.
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