Binge eating: mangiare e abbuffarsi che immenso piacere!

Binge eating: mangiare e abbuffarsi che immenso piacere!

binge eating

“Col cibo si combatte l’angoscia del niente e si ripara il vuoto esistenziale,

ristabilendo il contatto con i propri punti di riferimento corporei[..]

Ci si ammala un po’ per non morire.”
Umberto Galimberti, I vizi capitali e i nuovi vizi, 2003

 

DIETA…DIGIUNO…ABBUFFATE: IL BINGE EATING E IL CIBO INCONTROLLATO

Il Binge Eating Disorder (BED) è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate spesso molto rapidamente. Definiamo abbuffata il mangiare una quantità molto consistente di cibo in un tempo relativamente breve (solitamente minore alle due ore), che è significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone riuscirebbe a ingerire nello stesso tempo. Perché si parli di binge eating la persona deve sperimentare un senso di perdita di controllo durante l’assunzione del cibo. Le abbuffate di solito avvengono in solitudine per l’imbarazzo che la persona prova nel mangiare tutto quel cibo. Solitamente non si predilige un cibo rispetto ad un altro, proprio perché la compulsività del gesto non concede tempo alla scelta dell’alimento, e anche perché, com’è chiaro, non si mangia per piacere, ma per soddisfare un bisogno emotivo e affettivo. Una compulsività ingorda che ha portato alcuni studiosi a ritenere che il binge eating sia paragonabile alle dipendenze, per la simile gratificazione che il cibo e la sostanza hanno. Infatti non a caso l’abuso di sostanze è anche molto frequente tra questi soggetti.

Il BED è un disturbo che crea un forte disagio alla persona, che non riesce a interrompere mangiando senza avere fame. Il binge eating è diverso dalla bulimia nervosa, in quanto è assente il vomito autoindotto, l’uso di lassativi e altre condotte compensatorie. Inoltre è spesso correlata all’obesità anche se non esiste una legge secondo cui tutte le persone in sovrappeso soffrono di beinge eating e non tutte le persone che soffrono di BED sono obese.

È un disturbo dell’alimentazione molto diffuso ma poco noto, e chi ne è affetto potrebbe essere erroneamente giudicata come una persona particolarmente golosa e “mangiona”.

Viviamo in un mondo “guidato dal cibo” siamo tutti soggetti al marketing alimentare che costantemente ci circonda. Per le persone che utilizzano il cibo come regolatore delle proprie emozioni e far fronte allo stress emotivo quotidiano, la nostra cultura potrebbe essere un buon terreno per il binge eating.

Sintomi del binge eating

Questi soggetti avvertono un forte e improvviso senso di fame che li porta a ingerire quello che trovano davanti a sé. Aprono il frigo o la dispensa e iniziano a mangiare mischiando cibi differenti tra loro (esempio dolce e salato).

Anche nella vita quotidiana queste persone non seguono un’alimentazione regolare, non hanno orari precisi e costanti per i pranzi e non riescono a portare a termine una dieta. Anzi per molte persone il mettersi a dieta segue le abbuffate.

Sono anche persone sedentarie e questo non fa che aumentare non solo il peso, ma anche il senso di noia ed eccessivo tempo libero che potrebbe aggravare il comportamento alimentare disfunzionale.

Il comportamento, come detto prima è impulsivo e incontrollabile, ciò indica che la persona non riesce ad avere un potere sull’azione, e che riesce a fermarsi solo dopo che si sente eccessivamente pieno.

Il malessere delle emozioni

Come già detto in altri articoli sui disturbi dell’alimentazione, anche il binge eating dipende dall’oscuro mondo delle emozioni della persona. Le persone che soffrono di questo disturbo presentano molti problemi che apparentemente non hanno a che fare con il cibo: problemi al lavoro, nelle relazioni intime, amicali e affettive. Si percepiscono come inadeguate nelle relazioni interpersonali e nelle situazioni sociali in generale. Queste persone presentano difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni come la rabbia ma anche la gioia.

L’impossibilità di controllare il cibo, si trasmette nell’impossibilità di gestire il proprio corpo, di controllarne il peso, determinando una distorsione della percezione del corpo che alimenta un senso di insicurezza.

Per tutti questi aspetti il binge eating è un disturbo in comorbilità con la depressione, ansia e disturbi di personalità. Il cibo riempirebbe il vuoto, la sofferenza e lo sconforto della persona che non riesce ad affrontare le situazioni concrete e affettive. I sentimenti di disgusto verso il proprio comportamento e il corpo, portano la persona a sperimentare stati depressivi dell’umore.

Questi soggetti presentano una serie di fattori di vulnerabilità che li espongono a un maggiore rischio di sviluppare questo disturbo:

  • Bassa autostima
  • Senso di colpa verso se stessi
  • Pensiero “bianco o nero”, cioè non riescono a guardare alle sfumature delle situazioni e delle scelte.

L’incapacità a gestire, controllare e anche riconoscere le proprie emozioni, mantiene e rafforza il comportamento impulsivo verso il cibo, alternando le abbuffate alle restrizioni e restituendo un senso di inefficacia e incapacità a gestire la propria vita che riporta la persona in un senso profondo di tristezza, alimentando il fallimento.

Questi soggetti è come se pretendessero da se stessi molto più di quanto effettivamente possono. Questa impossibilità ad assolvere i propri doveri morali espone la persona ed un ulteriore senso di fallimento, in quanto gli standard che si impone sono eccessivi e irraggiungibili. Il giudizio altrui diventa l’unico metro di misurazione del proprio valore.

Alcune potenziali cause

  • Disturbi psicologici e stress
  • Dieta rigida. I valori di magrezza presenti nella nostra cultura svaluta le persone che sono in sovrappeso facendole sentire inadatte. Le diete troppo restrittive, proprio a causa dello stress che queste comportano, possono portare a far reagire le persone, soprattutto donne, con le abbuffate incontrollate. Per questo è buona regola essere sempre seguiti da uno specialista (nutrizionista o dietologo) quando si devono perdere molti chili
  • L’età e il sesso. Le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare il BED, in particolare quelle in un età compresa tra i 40 e 50 anni. Ciò distingue il binge eating dagli altri disturbi dell’alimentazione che si presentano soprattutto in un’età giovanile
  • Pressione sociale
  • Fattori biologici.

Il BED pone gravi conseguenze per la salute, il più evidente dei quali è la variazione di peso. I bingers sono più a rischio obesità, aumentando così le conseguenze cardiovascolari, diabete, osteoporosi e artrite.

Inoltre ci sono delle conseguenze sociali. È stato osservato che i soggetti con binge eating sono maggiormente esposti al rischio bullismo e discriminazione sociale, in quanto la società tende a discriminare le persone in base al loro peso.

La difficoltà della relazione

Abbuffarsi fino a scoppiare ha un significato specifico di una situazione di forte sofferenza per la persona. Il cibo non è solo nutrimento ma espressione delle proprie difficoltà, diventa la barriera dietro la quale proteggersi e nascondersi dalla pericolosità delle relazioni con l’altro che diventa giudicante. Il cibo diventa una specie di autopunizione, un mezzo autodistruttivo per il senso di fallimento e inadeguatezza. Ogni nostro comportamento comunica qualcosa del nostro modo di vivere le relazioni, il nostro esserci nel mondo, e il comportamento alimentare rientra in questi modi di esprimersi. Il grasso ha il significato simbolico di nascondere la persona, la massa grassa la protegge e la rende paradossalmente invisibile, perché in realtà quello che poi si ottiene è l’occhio indiscreto dell’altro.

Cosa può fare la persona con BED?

Come tutti i disturbi alimentari, e in generale i disturbi mentali, il Binge Eating è un disturbo serio che richiede attenzioni. Si consiglia sempre di rivolgersi a degli esperti, psicologo e psichiatra che siano in grado di mettere in atto dei piani terapeutici mirati per la persona. Essendo un problema che trova le sue cause nella relazione con l’altro ed in particolare con il sistema familiare, la terapia familiare potrebbe il percorso terapeutico per elezione così come esistono dei gruppi terapeutici per i disturbi dell’alimentazione, altra prospettiva interventistica molto efficace.

Inoltre possiamo seguire questi piccoli consigli:

  1. Cerca di fare tre pasti regolari al giorno. Quindi dedica il tempo per “gustare il cibo”, mangia cose salutari e comodamente seduto, no in piedi davanti al frigorifero e la cucina o passeggiando. Anche se non hai voglia cerca di mantenere questa regolarità perché questa abitudine risulta affidabile per ridurre le abbuffate non provocando l’aumento del peso.
  2. Evita le diete troppe rigide, perché rischieresti di entrare nel ciclo restrizioneàabbuffateàsenso di colpa   senso di colpaàabbuffateàrestrizioni
  3. Mangia dei cibi che ti piacciono e di cambiali spesso
  4. Non cercare la perfezione. Cerca un equilibrio tra le cose, non pretendere troppo da te. Quando riconosci di essere al limite fermati e prenditi del tempo.
  5. Impara a stare attento alle tue emozioni e mangia quando hai fame. Evita di farti travolgere dalle emozioni più forti e cerca di sostituire il cibo con qualche attività interessante e che è piacevole per te
  6. Non tenere in casa “cibo spazzatura” scendi al supermercato a comprarlo solo quando ne avverti la necessità e il desiderio
  7. Ascolta il tuo corpo. Quando mangi concentrati sul tuo stomaco e fermati quando avverti il senso di sazietà. Mangia quindi lentamente per stare attento a questo
  8. Non provare vergogna delle tue abbuffate e parla del tuo malessere con una persona della quale ti puoi fidare. Cercate insieme di rivolgervi a uno psicologo che possa aiutarti

Impara ad amare il cibo! Un intervento utile per imparare ad acquisire nuovamente il controllo ed un sano rapporto col cibo, è la mindful eating, scopri di cosa si tratta!

BIBLIOGRAFIA

-American Psychiatric Association, “DSM 5” , Raffaello Cortina Editore, 2014, Milano

FONTI

www.Psychologytoday.com

www.Stateofmind.it

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

    1 Comment

    1. Stefania ha detto:

      Il punto 7 “fermati quando avverti il senso di sazietà.” E grazie tante… questo è il nostro problema…. sappiamo bene cosa dobbiamo fare. Ma ovviamente non lo facciamo… è come dire a chi deve smettere di fumare “quando hai voglia di una sigaretta non fumarla”.

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