L’appuntamento col dentista non rappresenta di certo per molti di noi, un incontro piacevole, ma nella maggior parte dei casi, seppur con una sensazione di disagio o paura, ci rivolgiamo a lui per ricevere cure e consigli. Questo non accade, invece, per chi soffre di paura del dentista, odontofobia, ovvero una vera e propria fobia per il dentista, un disturbo che è stato riconosciuto ufficialmente anche dall’OMS.
Entrando nel dettaglio del disturbo, possiamo collocare la fobia del dentista all’interno di quella categoria di disturbi fobici chiamati monofobie, vale a dire, sperimentare un’intensa paura, fino ad arrivare a veri e propri attacchi di panico, nei confronti di un evento, una situazione, un oggetto specifici. Nel caso dell’odontofobico, l’oggetto della paura è rappresentato dal dentista e tutto ciò che richiama lo studio del professionista (il trapano, l’ago, il rumore degli attrezzi ecc…).
La persona, seppur consapevole dell’irrazionalità della paura, non può fare a meno di provarla, al punto tale da arrivare a sperimentare sintomi quali tachicardia, sudorazione, senso di soffocamento, tremore, sensazione di svenire, fino ad arrivare a veri e propri attacchi panico.
Per fronteggiare la profonda sensazione di paura, l’odontofobico, mette in atto tutta una serie di strategie. Possiamo individuare due categorie di strategie messe in atto dall’odontofobico, fuori lo studio dentistico e, quando, invece, a causa del grave stato di compromissione della sua salute dentale, è costretto a recarsi dal dentista.
Con l’evitamento, solo apparentemente la persona, riesce a tenere a bada l’ansia sperimentata, mentre, in realtà, non si rende conto che più evita, più ingigantisce la fobia. L’evitamento, infatti, contribuisce a rinforzare l’idea che per la persona sia totalmente impossibile superare e fronteggiare il problema. Per cui, di fronte all’esigenza di dover chiedere aiuto al dentista per farsi curare, il soggetto, finisce per scegliere la strada dell’automedicamento, provocando, talvolta gravi conseguenze alla loro salute e trovandosi, costretti a rivolgersi al dentista, in situazioni gravemente compromesse e che richiedono interventi “pesanti”. L’evitamento, paradossalmente, li spinge verso il loro incubo peggiore: lunghi interventi, estrazioni dentali, numerose sedute presso lo studio dentistico.
La tentata soluzione dell’evitamento, inoltre, può contribuire ad aumentare il senso di frustrazione che una persona con una monofobia di questo tipo può sperimentare, dal momento che, a livello razionale, avverte che la paura provata è del tutto infondata e che una situazione che tanta gente, nella maggior parte dei casi, è in grado di affrontare e gestire, per lei rappresenta, invece, un ostacolo insormontabile.
Nel momento in cui l’odontofobico si trova dentro uno studio dentistico, mette in atto tutta una serie di strategie finalizzate ad esercitare una forma di controllo sulla paura che prova. In realtà, è proprio questo controllo che gli fa perdere il controllo e che contribuisce ad amplificare le sensazioni connesse all’ansia e alla paura e di provare dolore. L’amplificazione delle sensazioni, a sua volta, contribuisce a far sentire realmente ancora più dolore. Alcune ricerche, hanno infatti dimostrato che, la tendenza da parte dell’odontofobico a canalizzare la sua attenzione anche sulla più piccola sensazione di dolore, contribuisce ad aumentare la percezione del dolore stesso. Come in una sorta di profezia che si autoavvera, pertanto, l’esperienza finirà con l’essere realmente disastrosa proprio come la persona si aspettava che fosse.
Di seguito alcuni suggerimenti forniti dagli iscritta ad una pagina di Facebook che parla di psicologia, invitati a rispondere a tale quesito:
Qui di seguito propongo, invece, dei consigli per tutti quei genitori alle prese con la paura del dentista nei bambini. Se ben gestita, è possibile, evitare che il bambino si trasformi in futuro in adulto odontofobico.
Nel caso in cui, la paura del dentista crei nella persona una profonda sensazione di disagio, al punto tale da impedirgli totalmente di potersi rivolgere al dentista, è possibile decidere di chiedere aiuto ad un professionista. La terapia strategica breve, per esempio, attraverso particolari prescrizioni e stratagemmi, si pongono l’obiettivo di andare a sostituire le tentate soluzioni disfunzionali, con altre più funzionali, riuscendo, pertanto a modificare, nella persona odontofobica la percezione che la persona odontofobica aveva della situazione ansiogena.
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