Binge watching: abbuffarsi di film e serie televisive
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Binge watching: abbuffarsi di tv

Riuscirà Walter White a lasciarsi alle spalle la sua vita criminale? “Il professore” concluderà con successo il colpo alla Zecca di Stato? Riusciranno i naufragi di “Lost” a ritornare a casa? Ma soprattutto, chi è la moglie di Ted Mosby?

Non mi sorprenderei se aveste già nella mente la risposta a tutte queste domande: la diffusione capillare delle serie on demand è un fenomeno attualissimo e di grandissimo impatto sia fra i giovani che i meno giovani.

È un fenomeno del tutto nuovo che è esploso negli ultimi anni.

Drogati di serie tv: un fenomeno sociale

I numeri del maggior provider mondiale di contenuti video (film e serie) a pagamento (Netflix…), sono veramente indicativi del cambiamento culturale in corso

Non è un caso che grandi registi e attori si dedichino sempre di più alla realizzazione di serie: più qualità dei contenuti, più soldi e soprattutto molti più spettatori potenziali.

Inoltre, soprattutto negli Stati Uniti, il business dell’intrattenimento è sovra-sviluppato e sforna ogni anno migliaia di professionisti (attori, registi, cantanti ecc.) qualificati e capaci di creare materiale di enorme qualità. Da qui la produzione massiva di serie e di conseguenza lo sviluppo delle piattaforme che le rendono disponibili al grande pubblico.

Tutto ciò che impatto ha avuto sul pubblico?

L’adolescente medio snobba la tv, preferendo ad essa (spesso non a torto, soprattutto se si guarda alla qualità dei contenuti) l’intrattenimento on-demand. Questa tendenza si è rapidamente espansa anche alle generazioni meno avvezze alla tecnologia.

La possibilità di vedere ciò che si vuole, nel momento in cui lo si desidera è uno dei tratti maggiormente apprezzati di queste piattaforme, ma può essere anche il loro punto debole: l’assenza di barriere di controllo, combinate con prodotti tanto accattivanti da risultare irresistibili, talvolta, porta ad eccessi nell’utilizzo della piattaforma stessa.

Chiunque segua una serie avrà notato che spesso sono appositamente progettate per concludere l’episodio in un momento di forte suspense, proprio per invogliare l’utente a vedere anche la puntata successiva; l’auto-play generalmente è posto proprio per rendere questo passaggio ancora più naturale e spontaneo.

Proprio come le ciliegie, un episodio tira l’alto ed è possibile perdersi in maratone di diverse ore o notti insonni a causa di una serie particolarmente accattivante.

Questo fenomeno ha preso il nome di binge watching; il termine binge, che in passato era comunemente associato a problemi di natura comportamentale come il binge eating (abbuffate occasionali, comprese fra i disturbi alimentari) o il binge drinking (assunzione di grandi quantità di bevande alcoliche in una sola volta) è estremamente evocativo se associato alla visione di film o serie: si tratta di un vero e proprio abbuffarsi, un ubriacarsi di contenuti fino a non poterne più, al punto tale da condizionare la qualità del sonno, delle relazioni e della vita in generale.

La cosa più grave è che ormai è un fenomeno enormemente diffuso e largamente accettato.

I numeri del binge watching

Con numeri così rilevanti non si può che constatare il fatto di essere davanti ad un vero e proprio fenomeno sociale: la stessa Netflix ha pubblicato un sondaggio dove dichiara che il 61% dei suoi utenti ha messo in atto questa pratica almeno una volta nella settimana precedente all’intervista e più del 75% degli utenti lo ha fatto almeno una volta.

Netflix (la maggiore compagnia che fornisce programmi on demand) ha chiuso il 2018 con più di 125 milioni di abbonati e vengono emesse in streaming circa un milione di ore al giorno.

Binge watching: alcuni casi gravi

Non mancano i casi patologici, in particolare si ricorda il primo ricovero all’Istituto Nazione di Salute Mentale e Neuroscienze di Bangalore, di un individuo con una forte dipendenza dallo streaming (sembra non potesse fare a meno di guardare questa piattaforma almeno 7 ore al giorno!)

Un target particolarmente influenzato da questa insana tendenza, sono gli universitari: stanco e un po’ stressato, l’universitario medio è alla ricerca di momenti di relax e si distende guardando la sua serie preferita. Nulla di male fin qui, ma se questa abitudine toglie tempo allo studio e alla vita sociale della persona finirà per renderla più difficile ed infelice.

La visione massiccia di una serie di episodi, è associata addirittura ad un maggiore rischio di mortalità, secondo un recente studio su larga scala.

Questo studio del 2015 dimostra che guardare 3-4 ore di TV (o streaming) al giorno è associato a un rischio di mortalità pari al 15% in più rispetto a chi guarda poca televisione. 

Per quale motivo?

La risposta a questa domanda risiede nel fatto che per tutta una serie di fattori correlati -che vanno dalla vita sedentaria, alla scarsa cura di sé, o ad una vita relazionale scadente- aumenta il rischio di mortalità (senza trascurare la tendenza a consumare junk food, vale a dire il cibo spazzatura con il quale si è soliti accompagnare le maratone di serie tv).

Approfondisci il tema del binge watching:

Abbuffarsi di serie tv: aspetti psicologici del binge watching

 

 

Simona Lauri

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    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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