Criticismo auto-criticismo
i bambini possono imparare direttamente a relazionarsi con se stessi nello stesso modo critico che i genitori hanno utilizzato per riferirsi a loro ( Brewin et al .1996)
Quante volte lottiamo con la nostra voce interiore che alcuni giorni sembra proprio non volersi placare?
Tante, vero? A volte questa voce sa essere molto scortese fino a farci dubitare di noi.
Spesso capita di ripeterci che siamo dei falliti, che non sappiamo fare nulla e il più delle volte finiamo per crederci davvero anche se n realtà non è proprio così.
Quando l’autocritica arriva può fare davvero male: ma da dove viene e come si sconfigge?
Continuiamo a leggere qui di seguito per saperne di più e per capire cosa fare per essere più comprensivi con noi stessi.
Cosa è
Sicuramente bisogna partire chiedendosi cosa sia l’autocritica o come viene anche definito, l’auto criticismo.
Per rispondere a questo bisogna partire dal termine critica che, come ben sappiamo, è sinonimo di altri termini come giudizio o valutazione.
Ecco che l’autocritica la potremmo definire proprio come una valutazione di se stessi e spesso deriva dal criticismo genitoriale, come vedremo tra poco, e dunque dalle nostre prime relazioni con genitori che possono essere stati severi o anche con insegnanti troppo esigenti.
Ecco che nel tempo e attraverso le nostre relazioni, anche in età adulta, possiamo veder crescere il nostro dialogo interiore che se negativo può anche essere limitante e dunque limitarci e limitare la nostra vita.
In questi casi infatti siamo in presenza di un’autocritica tossica, quella che invece di spronarci, ci destabilizza e ci blocca.
Di solito quando state facendo qualcosa o state per fare qualcosa che vi spaventa o che è del tutto nuova cosa vi raccontate?
Se vi dite che non ne sarete in grado e che sbaglierete tutto, proprio in quel momento state agendo un’autocritica tossica.
Invece di darvi la giusta carica infatti vi state provocando frustrazione. Una frustrazione che potrebbe anche portarvi a non provarci nemmeno.
Sicuramente l’autocritica fa parte di noi e se abbiamo commesso un errore, è naturale che arriviamo a criticarci, per evitare di commettere lo stesso errore in futuro.
Ma quando diventa uno stile di vita, bisogna stare molto attenti perché è facile passare dal sentirsi “non in grado di” a sentirsi “ un vero e proprio fallimento”.
Le radici del criticismo
Tutto questo non può che avere delle conseguenze anche da un punto di vista emotivo: chi sperimenta un’autocritica tossica può arrivare a sperimentare ansia cronica, senso di colpa e a lungo termine anche stati depressivi.
Ma prima di parlare nello specifico di quello che può succedere dopo, pensiamo a ciò che è successo prima.
Ovvero da dove deriva questo criticismo: sicuramente dal criticismo genitoriale.
I vostri genitori sono stati molto critici con voi quando eravate bambini?
Ricorrevano costantemente al rimprovero e raramente all’elogio?
Con questi presupposti è facile cadere nell’autocritica tossica: sentirsi sempre disapprovati, rifiutati, rimproverati può portarci anche in età adulta ad avere lo stesso trattamento con noi stessi.
Insomma se da bambini per ricevere amore avete dovuto lottare ed essere impeccabili, come potete stupirvi se oggi la vostra autocritica è così forte?
Anche voi tenderete ad amarvi più per quello che fate, che per quello che siete.
In questi casi la propria autostima può vacillare e possono prendere vita sensi di colpa, disorientamento.
Il bambino sviluppa così credenze di base su se stesso che possono riguardare la convinzione di incapacità personale, bassa autostima, propensione ad attribuzioni di colpa e disorientamento personale con attitudine a costruirsi un’identità e stima di sé sulla base dell’opinione altrui (Apparigliato, Ruggiero e Sassaroli, 2004).
Da quanto detto sembra quasi che il criticismo possa essere trasmesso a livello generazionale e spesso è proprio così.
Nella pratica clinica si è potuto osservare che coloro che sono stati fortemente rimproverati fin da piccoli dai genitori, o da chi si è preso cura di loro, tendono a loro volta a diventare “grandi rimproveratori” (Sassaroli e Ruggiero, 2002).
In un certo senso si apprende questo schema di comportamento e lo si porta nella propria vita adulta, agendolo su se stessi.
Conseguenze del criticismo
Come abbiamo visto essere criticati dai propri genitori e interpretare queste critiche come disapprovazione e mancanza di riconoscimento può portare il bambino criticato a criticarsi a sua volta e a sperimentare delle conseguenze.
Livelli elevati di criticismo genitoriale sono collegati a maggiori sintomi somatici negli adolescenti e ai conseguenti problemi psicologici (ansia e depressione ) che sono fortemente correlati con questi sintomi (Campo 2012).
Dunque uno stile genitoriale fatto di incuria e frequenti critiche può rappresentare un fattore di rischio per la comparsa di varie problematiche relazionali e sintomi depressivi.
L’errore può essere visto come un orrore e si può sperimentare dunque un’intolleranza all’errore stesso, poiché visto come qualcosa che determina il proprio valore.
Tutto insomma può partire dal criticismo genitoriale che è definito da alcuni come una dimensione del perfezionismo: è come se alcuni genitori si aspettassero la perfezione dai figli e i figli per essere amati pretendono di conseguenza di raggiungere tale perfezione.
E lo fanno anche in età adulta: ecco che il proprio umore può arrivare a dipendere dalle critiche altrui e spesso alcuni soggetti arrivano a sviluppare una vera e propria dipendenza dal contesto relazionale, come nel caso dei soggetti che soffrono di disturbi alimentari.
In questo caso è proprio la ricerca del perfezionismo e una bassa autostima a portare all’insorgenza di tali disturbi e alla valutazione di se stessi che si basa sul proprio peso.
La valutazione del sé tende ad essere basata sulla forma corporea e sul peso, temendo conseguenze negative nei rapporti interpersonali, come il biasimo o il disprezzo di genitori e coetanei (Sassaroli e al.2007).
Non esageriamo dunque nel dire che le critiche continue sono e rappresentano una spia che può accendere nel breve e nel lungo termine problematiche importanti.
Non pèrmettono all’altro di esplorare e mettersi in discussione, anzi.
L’altro impara ad essere critico con se stesso e questo può limitare le sue relazioni, portandolo anche a
isolarsi proprio per paura di essere criticati.
In scenari come questo possono nascere i sensi di colpa e dinamiche che non consentono di migliorarci. Noi stessi diventiamo nemici del nostro miglioramento e in un certo senso ci auto-sabotiamo.
Come contrastare il critico che c’è in te
Cosa fare in questi casi? Cosa possiamo fare per contrastare il critico che c’è in noi?
Vediamo alcuni suggerimenti qui di seguito che possono tornarvi utili.
– quando vi criticate, lo fate attraverso il pensiero giusto? Ma i pensieri sono veloci e spesso non ce ne rendiamo conto ma lasciano ferite importanti e emozioni spiacevoli. Bisognerebbe fermarli e farci i conti, a uno a uno. Come fare questo? Scrivendoli.
Magari vi renderete conto che quello che pensate non è così reale come pensavate, solo pensandolo.
È importante dunque prestare attenzione ai propri pensieri: al giorno noi facciamo circa 60000 pensieri, questo significa che abbiamo 60000 possibilità di abbatterci o salvarci. Se li scrivete, le possibilità di salvarvi possono essere sicuramente più alte.
– vi capita spesso di criticarvi? Appena vi rendete conto che state per farlo, fate leva sul vostro avvocato interiore affinchè ricerchi quelle prove che non confermano quello che vi raccontate. Insomma imparate a difendervi quando vi attaccate.
Un buon esercizio a tal proposito potrebbe essere quello di prendervi 15 minuti per voi, in totale tranquillità, in compagnia della vostra penna e scrivere su di voi e sulle vostre qualità: cosa vi piace maggiormente di voi? Di cosa sei più orgoglioso, se si parla di te? Sei riuscito a identificare delle qualità?
Bene, dopo averle elencate, portale sempre con te e una volta a settimana rivedile per ricordare a te stessa chi sei davvero e non cosa ti racconti.
– evita di usare l’autocritica per motivarti: spesso si fa proprio questo. Alcune persone pensano che se sono dure con se stesse riusciranno ad essere più motivati, ma accade esattamente il contrario. Per questo è importante essere gentili con se stessi.
Appena raggiungete un traguardo premiatevi con ciò che vi piace di più.
-Quando un vostro amico commette un errore che fate? Di solito lo incoraggiate e lo trattate con gentilezza giusto? Bene adottate questo trattamento anche con voi stessi. Proprio come se steste parlando con un vostro amico.
-Provate a fare un esercizio di visualizzazione: quando vi state criticando per qualcosa, pensate di essere in uno dei vostri posti preferiti e di raccontarlo a una persona a voi cara, un amico o vostro nonno. Cosa direbbero secondo te? Ripetere questo esercizio per 3-5 minuti una volta al giorno potrebbe aiutarvi a contrastare la vostra autocritica con un fare più compassionevole. Lo stesso di chi vi ama.
– Il diario della gratitudine può aiutarvi e non poco: cosa significa? Che potreste prendervi qualche minuto ogni giorno e scrivere le cose per cui siete grati, ma attenzione, cose che riguardano voi stessi. Ecco perché si chiama diario dell’auto-gratitudine, per congratularsi con se stessi per ciò che si è riusciti a far bene, e questo non significa essere egocentrici.
Se lo fate con gli altri, perché non potete imparare a farlo anche con voi stessi?
-Il vostro cervello continua a picchiarvi per quell’errore che avete commesso? Distraetevi, fate una passeggiata o chiamate un amico, pur di non star a sentirlo; a volte funziona anche questo.
– Sostituire pensieri negativi, quando identificati, con affermazioni più realistiche.
Se pensi che non troverai mai il lavoro che ti piace, prova a dirti “se credo in quello che faccio e continuo a investire in questo senso, potrò trovarlo”. Questo vi aiuterà ad essere più positivi e partire con il piede giusto.
–Accettare di essere imperfetti ma di poter sempre migliorare: si possono fare queste due cose contemporaneamente sapete?
Se siete ad un colloquio di lavoro accettate l’ansia che state provando e allo stesso tempo pensate a quale tono potreste utilizzare per essere più persuasivi. Il linguaggio del corpo spesso dice molto più di noi e fare attenzione a ciò che comunichiamo con il nostro corpo è fondamentale, soprattutto in determinate circostanze.
Riflessioni conclusive: cosa abbiamo detto sinora?
Come abbiamo potuto vedere l’ultima parola ce l’ha sempre la nostra mente ed è proprio da lì che bisogna iniziare per essere più indulgenti con se stessi e meno critici.
In tal senso la mente va allenata attraverso questi piccoli esercizi che possono insegnarvi a vedere il bicchiere mezzo pieno e a amarvi di più.
Anche se da piccoli non vi siete sentite apprezzati, anche se da adulti avete vissuto esperienze che vi hanno portato a essere critici con voi stessi, questo non significa che non potete iniziare a trattarvi come ognuno di noi merita.
Ora sta a voi imparare a farlo e vedrete che di riflesso anche gli altri inizieranno a fare lo stesso.
Tutto parte da dentro, non dimentichiamolo mai.
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