Disturbo di personalità ossessivo compulsivo | Psicologa Milano

Disturbo di personalità ossessivo compulsivo: come risconoscerlo per intervenire

disturbo ossessivo compulsivo di personalità

disturbo di personalità ossessivo compulsivo

Il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo: come riconoscerlo e come intervenire

In questo articolo ci soffermeremo a parlare di uno specifico disturbo di personalità: il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità.

Molto probabilmente ne avrete sentito parlare, ma qui di seguito cercheremo di capire meglio in cosa consiste e le ripercussioni che può avere sul lavoro e sulla propria vita.

Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità: conosciamolo meglio

 Per conoscere meglio questo disturbo iniziamo con il dire che nella popolazione psichiatrica è il terzo disturbo di personalità più comune (Zimmerman, Rothschild, Chemlinski, 2005; Rossi, Marinangeli, Butti, Kalyvoka, Petruzzi, 2000).

Per cosa si caratterizza?

Per un’eccessiva preoccupazione circa il perfezionismo e l’ordine.

Quanto detto significa che chi ne è affetto vuole esercitare il suo controllo su tutto e per questo non riesce ad essere aperto e flessibile.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (DSM-5; APA, 2013) definisce il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (DOCP) “come una condizione caratterizzata da perfezionismo, preoccupazione per l’ordine e tendenza al controllo, sia a livello intra che inter-personale. Questi aspetti di rigidità compromettono l’efficienza, la flessibilità e l’apertura della persona, e si presentano entro il corso della prima età adulta.”

Quante persone ne sono colpite?

Tale patologia colpisce circa il 3-10% della popolazione, più frequentemente di sesso maschile (fonte DSM V, 2014).

Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità poiché si caratterizza per specifici tratti di personalità che andremo a vedere meglio successivamente, è associato ad una difficoltà del funzionamento psicosociale del soggetto affetto e del funzionamento della personalità, per quanto riguarda la propria identità.

ossessioni e compulsioni

ossessioni e compulsioni

Come si manifesta?

Ma cerchiamo di vedere meglio le caratteristiche degli individui con tale disturbo:

  • cercano di mantenere il loro controllo attraverso un’attenzione per le regole, i dettagli futili. 
  • mostrano un attaccamento eccessivo al lavoro e alla produttività
  • di conseguenza tendono a escludere attività di svago e le amicizie
  •  se si dedicano ad un’attività di svago si sentono a disagio e possono anche arrivare a rimandarla
  • possono forzare  gli altri a seguire rigidi principi morali 
  • non riescono a perdonare se stessi e gli altri per eventuali errori 
  • possono non riuscire a gettare via oggetti consumati o che non hanno valore o che non hanno un vero  significato affettivo. 
  •  sono solitamente rigidi e testardi
  • si sentono obbligati costantemente a raggiungere obiettivi, per questo non riescono a concedersi  momenti di piacere e rilassamento. 

Sintomi disturbo ossessivo compulsivo di personalità

Quanto appena detto può essere riassunto facendo capo ai sintomi contenuti nel DSM V che afferma come nello specifico l’individuo affetto da tale disturbo possiede almeno 4 tra i seguenti sintomi:

  • preoccupazione per dettagli, ordine, regole, liste, organizzazione e programmi, fino a perdere di vista lo scopo principale di quanto fanno
  • perfezionismo che interferisce col portare a termine le attività
  • esagerata dedizione al lavoro ed alla produttività a discapito di svaghi
  • eccessiva scrupolosità circa temi di moralità, etica o valori
  • incapacità di gettare oggetti anche consumati o di nessun valore nemmeno affettivo
  • riluttanza a delegare compiti o a lavorare in modo cooperativo con altre persone 
  • atteggiamento avaro nei confronti del denaro 
  • rigidità e testardaggine, al punto da non considerare le idee degli altri.

Vita e lavoro : quali conseguenze?

Dalla descrizione fatta si evince una personalità abbastanza rigida e riluttante.

Le persone con questo disturbo, lo abbiamo detto, si concentrano sulle regole, i dettagli e dunque non fanno un buon uso del proprio tempo, poiché arrivano a rimandare il completamento dei loro progetti all’infinito.

Tutto questo però incide anche sui propri colleghi e sul rapporto con essi, dal momento che non riescono a delegare e  collaborare con gli altri e se lo fanno possono preparare tabelle dettagliate su come deve essere svolto un determinato lavoro e litigare con i colleghi se non rispettano tale tabelle.

In un certo senso mettono al primo posto il lavoro ed è anche per questo che trascurano amicizie e rapporti interpersonali.

Credono che il loro tempo non sia sufficiente per rilassarsi o concedersi dei piaceri e dunque possono arrivare a rimandare vacanze o uscite varie.

La loro rigidità insomma intacca i vari aspetti della loro vita.

A livello effettivo non sono da meno: controllano anche le loro manifestazioni di affetto e quello che devono dire.

Ritengono inoltre il loro modo di vedere le cose quello giusto, perciò possono ritenere gli altri come superficiali e criticarli.

Tutto questo lo fanno con rispetto, infatti non mostrano apertamente rabbia.

Questi soggetti inoltre tendono a prestare molta attenzione allo status e rango sociale altrui, per questo possonomostrarsi  rispettosi con i superiori mentre altezzosi con i pari.

Risultano essere distaccati e rigidi anche nella postura e infatti non lasciano trasparire emozioni dal loro tono di voce.

Le caratteristiche di questo disturbo predispongono tali pazienti a vivere e sperimentare un’ansia cronica tipica del disturbo d’ansia generalizzato che può anche intensificarsi fino a causare un disturbo di panico. Un altro problema può essere la depressione e non solo.

Tali pazienti possono sviluppare una serie di disturbi psicosomatici tra cui mal di testa, mal di schiena, a causa della loro attivazione fisiologica elevata.

Anche i disturbi sessuali possono rappresentare un problema. 

Il fatto di essere poco spontanei, ipercontrollanti, rigidi inoltre non permette loro di vivere pienamente la loro sessualità.

Caratteristiche psicologiche in termini di visione, credenze

Ma andiamo a vedere bene le caratteristiche psicologiche che questi soggetti hanno in termini di visione di se stessi e degli altri.

A livello psicologico questi soggetti si ritengono responsabili per loro e gli altri e pensare che possono far affidamento solo su se stessi.

 Spesso si sentono impotenti e incapaci di fare quello che si prefiggono, tutto ciò perché sono eterni perfezionisti.

Gli altri sono ritenuti non solo come superficiali, ma irresponsabili, incompetenti.

Tra le frasi che si ripetono spesso abbiamo “ se non farò così, tutto andrà male” o “Se sbaglierò sono un fallito”.

Dunque l’errore è percepito come una vera e propria minaccia, infatti tendono a catastrofizzare tutto e a pensare che le cose andranno a rotoli o che non saranno in grado di farle.

Nel caso di fallimento infatti diventano depressi.

Per queste persone esistono sempre un giusto e uno sbagliato.

Inoltre rifiutano di ammettere che qualcuno potrebbe fare le cose meglio di loro (Lingiardi & Gazzillo, 2014).

Nonostante questo prendere una decisione risulta molto difficoltoso, proprio perché sono paralizzati dalla paura di sbagliare (Lingiardi & Gazzillo, 2014).

Cause del disturbo: quali sono?

Dopo aver visto caratteristiche, sintomi e ripercussioni del disturbo, cerchiamo di capirne le cause.

Cosa si nasconde dietro questa personalità?

Sicuramente abbiamo aspetti ereditari che svolgono un ruolo se si parla della formazione di tale disturbo.

Importante, pero, è anche il contesto familiare in cui si cresce: alcuni atteggiamenti o comportamenti possono portare a tale disturbo.

Tra questi ritroviamo: 

  • poca espressività emotiva dei genitori
  • elevati standard morali
  • richieste irrealistiche di maturità e responsabilità 
  • inibizione dell’espressione delle emozioni 
  • ipercontrollo da parte dei propri genitori;
  • punizioni quando il bambino non rispetta regole prefissate

Emerge che spesso non si è formato un attaccamento sicuro e i pazienti hanno ricevuto poche cure ed un eccesso di protezione durante l’infanzia con un successivo fallimento nello sviluppo emotivo ed empatico (Nordhal, Stiles, 1997; Perry, Bond, Roy, 2007).

Secondo alcuni studi il sovra-controllo genitoriale, i comportamenti compulsivi appresi e l’iper-responsabilizzazione possono portare a tale disturbo.

Avere dei genitori eccessivamente controllanti e punitivi anziché protettivi sicuramente non è sano.

Se i bambini sono regolarmente esposti a situazioni in cui il senso di responsabilità è sovrastimato, il risultato finale è che non imparano ad esplorare le alternative o a generare nuove possibilità, pertanto quando (e se) ci provano falliscono, riconfermandosi così l’idea di non essere capaci e di aver bisogno di maggior controllo, all’interno di una spirale in cui il pattern disfunzionale si auto-perpetua (Sperry, 2016).


Come intervenire?

Ora poniamoci un’altra domanda: cosa si può fare per guarire da questo disturbo?

Sicuramente è fondamentale rivolgersi ad un esperto e iniziare un percorso psicologico che come obiettivi avrà sicuramente un lavoro sulla rigidità di questi individui per acquisire una maggior flessibilità circa le loro idee legate alla propria etica e valori.

Cosi facendo queste persone avranno la possibilità di migliorare i loro rapporti interpersonali e avranno anche la possibilità di esprimere al meglio le loro emozioni, concedendosi dei piccoli piaceri.

Tutto questo è possibile attraverso l’esplorazione dei propri vissuti emotivi e l’accettazione di ciò che è ritenuto sbagliato.

La Terapia Cognitivo Comportamentale in tal senso si pone come obiettivo quello di favorire i cambiamenti necessari al fine di poter condurre uno stile di vita più sereno, attraverso la riduzione dell’autocritica e alleviando così quel senso del dovere che blocca tali persone.

Questo va fatto attraverso la messa in discussione delle proprie credenze su se stessi e sugli altri.

Secondo la prospettiva cognitivista, le caratteristiche del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità deriverebbero da credenze apprese nel corso della vita, soprattutto a partire dall’ambiente di sviluppo, che con il passare del tempo creano distorsioni nei pensieri, nelle emozioni e nei comportamenti (Beck, Davis & Freeman, 2015). 

Gli schemi maladattivi riguardanti il perfezionismo, il bisogno di certezze e la credenza che esista una soluzione corretta per ogni problema umano (Guidano & Liotti, 1983) si formerebbero all’interno di una famiglia che enfatizza l’importanza della produttività e sminuisce il ruolo delle relazioni e dei vissuti emotivi (Turkat, 1990).

Anche la terapia metacognitiva interpersonale è efficace per il trattamento di questo disturbo, poiché si focalizza sull’identificazione e poi sul cambiamento degli aspetti personali come l’idea di sé, dell’altro.

Secondo l’approccio interpersonale, la maggior parte dei comportamenti dei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità rappresentano una reazione ad un genitore freddo che il bambino deve quasi gestire per evitare punizioni. 

Il primo passo per guarire da ciò consiste nel rendere il paziente capace di riconoscere tutto questo al fine di sviluppare una dose di tenerezza per il bambino che è stato/a. Come interviene il terapeuta?

Sicuramente mira a:

  • Identificare la personale visione di se stessi e degli altri 
  • Favorire il processo di differenziazione, ovvero la capacità di distinguere tra fantasia e realtà
  • Esplorare nuovi modi di relazionarsi 
  • Promuovere la capacità di comprensione della mente altrui, dunque l’empatia.

Riflessioni conclusive

Sulla base di quanto detto sinora chi ha tale disturbo tende alla perfezione.

Ma queste persone, nonostante si affannino perseguendo la perfezione, non riescono mai a sentirsi soddisfatti e sono molto severi, sia con gli altri che con se stessi (Lingiardi & Gazzillo, 2014): la percezione della propria imperfezione genera vissuti emotivi quali senso di colpa e depressione mentre la disapprovazione verso gli altri causa delusione e disprezzo (Trincas, 2016).

Come abbiamo visto non riescono a lasciarsi andare e divertirsi.

Le relazioni rappresentano una distrazione dalle attività considerate davvero importanti (Beck, Davis & Freeman, 2015) e l’estrema rigidità nei confronti delle questioni morali può condurli a diventare insensibili verso i bisogni degli altri (Lingiardi & Gazzillo, 2014).

Per questo è opportuno farsi aiutare e seguire un percorso psicologico , per lavorare su questi aspetti.

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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