passivo aggressivo
Il comportamento passivo-aggressivo è molto diffuso anche se non subito individuale a causa del modus operandi in cui viene messo in atto.
Neanche vi sono specifici contesti in cui è più frequente: si spazia dalla famiglia all’amicizia fino ai posti di lavoro e perfino nei rapporti di coppia.
Ecco qualche esempio di comportamento o comunicazione passivo-aggressiva:
Gli esempi sono infiniti, ma tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo ritrovati a parlare con persone passivo- aggressive.
Quello che ci lasciano dentro è tanta confusione e sentimenti negativi verso noi stessi.
Ma chi sono i passivi- aggressivi?
P come passivo: l’individuo agisce mascherando e reprimendo le sue vere emozioni e intenzioni. Non è capace di esprimere i suoi pensieri.
A come aggressivo: l’individuo agisce allo scopo di ferire, sminuire, mettere a disagio il prossimo.
Secondo il PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico), il comportamento passivo-aggressivo è tipico delle personalità narcisiste e/o dipendenti. Nel primo caso, abbiamo a che fare con individui caratterizzati da sentimenti di grandiosità, mancanza di empatia, invidia; nel secondo caso, sono persone che temono frequentemente il giudizio altrui, soprattutto di persone ritenute in qualche modo autorevoli e “che contano” e sulle quali non riescono a riversare direttamente la rabbia che provano per i loro comportamenti ritenuti scorretti.
Anche se il comportamento passivo-aggressivo è tipico delle persone adulte (soprattutto a partire dai 24-25 anni), un’analogia la possiamo ritrovare nella primissima infanzia. Melanie Klein, nel suo libro “Note su alcuni meccanismi schizoidi” (Lis et al. 1999) scritto nel 1946, descrive per la prima volta in modo approfondito un meccanismo di difesa operativo già nella primissima infanzia e che prende il nome di “identificazione proiettiva”.
Secondo la studiosa, il neonato, per difendersi dall’angoscia, scinde parti di sé ritenute intollerabili e le proietta sull’altro (la madre) al fine di poterla/le controllare. In seguito a questa proiezione, la madre si ritrova a contenere le parti cattive del bambino e quest’ultimo continua a sentirla come parte di sé (il sé cattivo).
Il bambino ha sì espulso le sue parti cattive sulla madre ma allo stesso tempo vi si identifica: questa primordiale dinamica relazionale è il prototipo di ogni comportamento aggressivo.
Infatti, l’angoscia non svanisce, perché la persone su cui sono state proiettate le parti cattive, diventano altresì persecutori nella mente del bambino, diventano “i cattivi”.
La persona che ci proietta addosso la sua velata aggressività, suscita in noi controreazioni di due tipi: da una parte perplessità, silenzio e talvolta tristezza, oppure reazioni di risposta altrettanto rabbiose e aggressive.
In questo modo, chi ha dato inizio a tutto ciò, si autoconvince (o tenta di convincere gli altri) di essere stato vittima dell’altro, negando ogni sua intenzione cattiva “io non ho fatto niente! quando parlavo ero tranquillo!”.
Tutti noi abbiamo momenti in cui rispondiamo con sarcasmo, oppure diciamo di sì quando in realtà vorremmo dire no, ma questo comportamento diventa problematico e sintomatico quando è ricorrente, quando diventa uno stile comunicativo volto a bypassare ogni comunicazione carica emotivamente.
Solitamente, le persone che si relazionano agli altri in modo passivo-aggressivo sono cresciute in famiglie che evitano i conflitti, come se i sentimenti negativi quali rabbia e aggressività fossero un tabù. Inoltre la società in cui viviamo ci consegna da sempre il messaggio che la rabbia non sia un’emozione salutare.
Esperti dimostrano che i nostri genitori e gli adulti in genere, sin da piccoli ci insegnano ad essere condiscendenti e a non dire cose che potrebbero sollevare problemi e conflitti.
Nessuno ci insegna che la rabbia è un’emozione come le altre e che possiamo (anzi, dobbiamo) imparare a gestirla e farla diventare una risorsa da cui trarre vantaggio.
Neuroscienziati e psicologi credono che il comportamento passivo-aggressivo sia il prodotto dell’interazione tra geni e ambiente.
Il più delle volte, le persone diventano passivo-aggressive inconsciamente perché non si sentono real mente libere di esprimere apertamente la loro rabbia.
Ritornando alla storia di Marta, la collega passivo-aggressiva non potendo arrabbiarsi con il capo per la decisione presa (il rischio era quello di farlo arrabbiare o peggio di perdere qualcosa sul lavoro), ha riversato tutta la sua rabbia su Marta attraverso frasi ambigue, gentilezze mancate, favori dimenticati, allusioni e così via.
Marta racconta che in seguito a questi atteggiamenti ostili da parte della collega, il loro rapporto non decollò mai veramente e finirono anche per litigare qualche volta.
La collega passivo-aggressiva, dall’alto della mancanza di autoconsapevolezza e di un disturbato esame di realtà, ha continuato a detestare Marta anche molto tempo dopo.
Un altro tratto che caratterizza le persone passivo-aggressive è la bassa autostima.
Probabilmente quando erano piccoli si sono sentiti criticati in modo eccessivo dai genitori, che come sappiamo sono le prime figure di riferimento affettivo e di approvazione che ognuno di noi ha. Non sono onesti neanche con se stessi e con i loro sentimenti, non hanno mai imparato a prendersi la responsabilità delle loro azioni ed emozioni.
L’ostilità nascosta e i tentativi di sabotaggio sono i marchi caratterizzanti delle persone passivo-aggressive, che hanno come scopo quello di sconfiggere il prossimo.
Nel primo caso spesso si scusano per ciò che non hanno fatto, dimenticato, “capito male” o rispondendo in modo da sminuire l’importanza della cosa.
Nel secondo caso, possono sabotare il successo altrui, boicottare lo svolgimento di un lavoro, mandare a monte piani o risultati.
Le situazioni che possono attivare il comportamento passivo-aggressivo sono per lo più contrassegnate da momenti di performance (ad esempio nel luogo di lavoro) oppure laddove vi sia un bisogno di approvazione sociale: a scuola, nello sport, a casa con moglie/marito, dai genitori, dal gruppo di pari.
Cadere nella rete di una persona passivo-aggressivo può essere emotivamente estenuante e frustrante, principalmente perché gli attacchi arrivano in modo imprevedibile e velato.
Un primo passo da fare è quello di imparare a riconoscere i segni di questo disturbo. Secondo, non giustificare il loro comportamento ma fargli notare le loro responsabilità. Sicuramente accettare la persona nel suo disturbo senza essere giudicanti, rabbiosi o adottare comportamenti di controllo e supremazia.
Secondo Watzlawick (1971) la comunicazione è fatta sia di elementi verbali che non verbali.
Suoni, gesti, sguardi, postura, silenzi ecc. arricchiscono l’interazione tra le persone e consegnano almeno il 70% del vero significato di un messaggio espresso con sole parole.
Comunicare in modo costruttivo può essere la soluzione (o meglio, può agire da deterrente) per gestire al meglio le situazioni conflittuali.
Lo stile comunicativo più efficace per contrastare i conflitti è l’assertività.
Essere assertivi significa saper esprimere le proprie esigenze in modo comprensibile, raggiungere gli obiettivi senza danneggiare gli altri, difendere i propri diritti e spettanze senza mostrare eccessiva ansia e soprattutto saper tollerare la frustrazione (o l’alto carico emotivo) senza sfociare in comportamenti passivo-aggressivi.
Se nessuna delle strategie elencate finora ha portato a buoni risultati o miglioramenti, rimane una cosa da fare:
“Non li puoi cambiare!”
La frustrazione che scaturisce dall’avere a che fare frequentemente con persone passivo-aggressive può sortire effetti nocivi sulla nostra salute.
E’ importante ricordare che il disturbo da comportamento passivo-aggressivo è bene che venga trattato da specialistidella salute mentale, non sta a noi tentare di cambiare la persona per salvarci!
Comunicare in modo efficace e costruttivo e avere fiducia in se stessi: per poter esprimere liberamente i propri pensieri, bisogna innanzitutto credere in noi stessi e nelle nostre capacità e sentirsi apprezzati per ciò che siamo e che facciamo.
SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA
https://www.verywellmind.com/what-is-passive-aggressive-behavior-2795481
https://www.insider.com/how-to-deal-with-passive-aggressive-people-2018-10
https://www.bakadesuyo.com/2017/01/passive-aggressive/
Kring A.M. et al. Psicologia clinica, Zanichelli (2013)
Lis A., Stella S., Zavattini G.C. Manuale di psicologia dinamica, Il Mulino (1999)
Lingiardi V., McWilliams N. Manuale diagnostico psicodinamico, Cortina Editore (2018)
Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio editore (1971)
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