Mindfulness: facciamo un pò di chiarezza
Quando parlo di mindfulness ai non addetti ai lavori, noto che esiste molta confusione. Cosa significa mindfulness? Cosa è?
In Italia, inoltre, la mindfulness sta andando incontro ad una notevole diffusione e su internet si trovano tutta una serie di informazioni che talvolta rischiano di amplificare il senso di confusione.
A partire da queste premesse, obiettivo di questo articolo, sarà quello di fare un pò di chiarezza e spiegare cosa è e cosa non è la mindfulness.
Personalmente mi piace definire la mindfulness una “filosofia di vita”, un modo di approcciarsi e vivere la realtà, la quotidianità.
Mindfulness: un pò di storia
La “filosofia” mindfulness “nasce” in Oriente dai monaci tibetani ma è stata colta e protocollata, in percorsi ben definiti, da Kabat Zin, un biologo che si era stancato di stare nel suo laboratorio e che ha cominciato ad incuriosirsi degli effetti positivi di questa pratica.
Il primo protocollo mindfulness nasce per la riduzione dello stress. Da quel momento in poi sono nati diversi protocolli, dedicati non solo allo stress ma anche ad altre aree e ad altre problematiche, ad esempio quella alimentare (mindful eating)
Mindfulness: quale significato?
Mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che nella lingua pali (lingua liturgica del Buddhismo), si riferisce all’espressione “attenzione consapevole”, “consapevolezza”.
Letteralmente l’ideogramma completo si riferisce all’atto di vivere il momento presente con il cuore. Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn, Mindfulness significa “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante” (1994, p. 63).
Pilota automatico versus approccio mindfulness
Noi nella maggior parte della nostra quotidianità siamo poco mindfulness, cioè tendiamo ad essere guidati più dal “pilota automatico”. Per pilota automatico si fa riferimento a tutti quegli schemi abituali e automatizzati che utilizziamo per fronteggiare la realtà. Attraverso questi schemi siamo più portati a reagire alle situazioni, invece di scegliere, in maniera consapevole, il modo in cui comportarci e vivere la realtà. Questo, ad esempio, è particolarmente vero per le persone che soffrono di disturbi alimentari, di fame emotiva e che, in preda al pilota automatico, usano il cibo come canale privilegiato per auto-consolarsi e controllarsi.
Tutti abbiamo sperimentato e continuiamo costantemente a sperimentare le reazioni tipiche del pilota automatico, privo di consapevolezza. E’ importante precisare che non necessariamente le reazioni automatiche sono sempre negative -ad esempio, guidare la macchina è un esempio funzionale di attivazione del pilota automatico. Ovviamente se ci affidiamo sempre a questa modalità, smettiamo di vivere la nostra vita e permettiamo a questi meccanismi automatici di prendere possesso di troppa parte della nostra vita; vediamo ma non guardiamo, ascoltiamo ma non siamo attenti a ciò che l’altro dice, viviamo e non viviamo e questo vale sia per chi vive la propria quotidianità, sia per chi vive un momento di disagio o sofferenza emotiva o psico-fisica.
Mindfulness e i 7 principi
La mindfulness come pratica meditativa si basa su quelli vengono chiamati i 7 pilastri della mindfulness stessa.
Si tratta di sette principi, utili per approcciarsi -non solo alla meditazione mindfulness- ma anche alla vita, con un atteggiamento ed un’apertura mentale che aiutano a sviluppare la nostra innata capacità ad accettare le cose così come sono.
- Non giudizio: la nostra mente nell’esatto momento in cui produce un pensiero, emette un giudizio e, nella maggior parte dei casi, finisce con l’appesantirci. La mindfulness può essere utile nel prendere consapevolezza della nostra tendenza a giudicare e ad imparare, ad osservare semplicemente, questa nostra attitudine.
- Pazienza: quando viviamo un momento difficile, desideriamo che le cose possano risolversi subito; ancora, quando ci apprestiamo ad imparare qualcosa, siamo impazienti di apprendere tutto e subito. In realtà, la nostra mente, il nostro corpo sono naturalmente dotati della capacità di adattamento e di apprendimento e se lo lasciamo fare, naturalmente raggiungerà quegli obiettivi; quindi la pazienza è la principale forma di saggezza. Non è semplice da praticare ma non impossibile da conquistare. La pazienza si apprende gradualmente con la meditazione mindfulness (“cento volte la mente si allontana dal respiro e cento volte con pazienza la riportiamo indietro”)
- Mente del principiante: significa guardare e vivere il mondo come i bambini ed il loro spontaneo atteggiamento di curiosità e scoperta.
- Fiducia: pazienza e fiducia sono strettamente connessi. Mi fido del fatto che un giorno imparerò quella cosa, del fatto che cambierò, che io riuscirò perché la natura mi permette di cambiare, con pazienza ed esercizio.
- Non cercare risultati: strettamente connesso al principio della pazienza. Se metto da parte il desiderio di ricercare il risultato a tutti i costi, ma mi concentro su altri aspetti della mia vita, del problema che mi affligge, acquisirò un senso di pace e serenità.
- Accettazione: vale a dire, vedere le cose così come sono, che ha anche a che fare col non cercare risultati. Io accetto che le cose siano esattamente così come sono. Questa capacità che non si impara teoricamente, ma come tutti e 7 i pilastri si impara con la pratica, crea un grande senso di liberazione.
- Lasciare andare: con questo principio lasciamo che le cose, le nostre esperienze, le nostre emozioni e sensazioni, siano esattamente così come sono, così come le stiamo osservando in questo preciso momento. Ciò che accade è che, accettandole in quanto esperienze del momento presente, lasciamo andare tutto con più facilità ed un maggior senso di leggerezza.
Mindfulness: pratica formale e informale
Quali modi esistono per praticare la mindfulness?
Esistono due modalità principali di praticare la mindfulness e allenare la nostra mente ad essere presente nel qui ed ora:
Pratica formale: consiste nel meditare in maniera strutturata almeno una volta al giorno e richiede, pertanto, un allenamento quotidiano. La modalità migliore per iniziare la pratica formale è trovare un oggetto, un gesto verso il quale dirottare la propria attenzione, ad esempio il respiro. Ciò che viene richiesto nella pratica formale mindfulness è rimanere concentrati sul respiro per un periodo di tempo ben definito (in genere 20 minuti)
Pratica informale: questa modalità non prevede un momento strutturato ma, al contrario, può essere messa in pratica in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi contesto. Ad esempio puoi decidere di mangiare e assaporare i cibi concentrandoti sui sapori; guardare un paesaggio concentrandoti sulle sensazioni non solo visive ma anche uditive che rimanda.
Mindfulness: cosa non è
Per chiudere questo semplice articolo di approfondimento sulla mindfulness, una breve carrellata su cosa non è:
Non è una tecnica di rilassamento: per quanto si parli di meditazione, l’obiettivo della mindfulness non è il rilassamento. Ricercare a tutti i costi di la sensazione di rilassamento, finisce col creare l’effetto contrario. La mindfulness e la sua filosofia, aiuta gradualmente a trovare o ritrovare una rinnovata sensazione di benessere psico-fisico ma che non passa necessariamente con la sensazione di distensione che ci si aspetta nel corso della meditazione.
Non è assenza di pensieri, nè una via di fuga: i principi di accettazione, pazienza e quello del saper lasciare andare e tutti i pilastri tipici della mindfulness, rischiano di essere travisati e possono far vedere la mindfulness come la “panacea”, come la “soluzione a tutti mali del mondo”, come quella modalità che permette di farci svuotare letteralmente la mente dai pensieri.
Vuoi iniziare a vivere mindfulness? Intanto se non l’hai ancora fatto, prova il test per capire quanto sei consapevole del momento presente e segui la mia rubrica per trovare spunti, riflessioni, strumenti e strategie mindfulness.
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