RESILIENZA: CONOSCERLA PER CAPIRE COME INCREMENTARLA
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resilienza psicologica

Resilienza: resistere agli urti della vita

La morte di una persona cara, la perdita di un lavoro, gravi malattie, attacchi terroristici e altri eventi traumatici: questi sono tutti esempi di esperienze di vita traumatiche. Alcune persone riescono meglio a riprendersi, mentre altre lottano più a lungo, con maggiori incidenze di depressione, ansia ed effetti a lungo termine dello stress.

Cosa consente però ad alcune persone di non risentire in maniera significativa degli eventi traumatici vissuti? Cosa permette loro di essere forti tanto da apparire invulnerabili? La risposta la possiamo trovare nella parola resilienza.

Resilienza cosa significa

La resilienza in psicologia fa riferimento a quel processo che permettere di adattarsi alle avversità della vita, dalle più gravi come traumi, tragedie e minacce alla propria incolumità, fino a quelle più lievi o alle principali fonti di stress come, per esempio, problemi familiari e relazionali, problemi di salute o sul luogo di lavoro e problemi finanziari.  

La parola resilienza significa letteralmente “rimbalzare” da esperienze difficili proprio perché, chi mostra un buon livello di resilienza, sembra essere invulnerabile agli eventi stressanti e traumatici della vita.  Essere resilienti non significa però non incontrare mai difficoltà o non venir mai “toccati” dagli eventi stressanti della vita: tutti, infatti, prima o poi, vanno incontro al dolore emotivo e alla tristezza.

Ciò che cambia da persona a persona è il modo in cui viene affrontato il dolore emotivo e la conseguente tristezza.

Resilienza e resistenza

È opinione diffusa che forti stati di deprivazione e traumi precoci possano condurre alla successiva presenza di disturbi psicopatologici dell’adulto. Questa opinione, tuttavia, non si realizza sempre: per quanto le avversità precoci nella vita possano causare disagi nello sviluppo successivo di un individuo, molte persone, pur avendo affrontato estreme difficoltà durante i primi anni di vita, sono diventate adulti stabili e produttivi.

Ciò dipende, per l’appunto, dal livello di resilienza mostrato, un livello che risente molto della presenza di alcuni fattori che possono rappresentare dei fattori di rischio o dei fattori di protezione.

Resilienza: fattori protettivi 

Da cosa dipende l’esistenza di persone resilienti e persone meno resilienti? Esistono alcuni fattori che pare possano aumentare il livello di resilienza di una persona. Questi fattori sono di natura cumulativa ed esponenziale e si potenziano positivamente a vicenda; nessuno di questi però, di per sé, è univocamente necessario o sufficiente per determinare il successo o il fallimento di un individuo di fronte alle avversità della vita.

Tra i fattori protettivi Werner e Smith (1982) distinguono tra individuali e familiari.

FATTORI PROTETTIVI INDIVIDUALI FATTORI PROTETTIVI FAMILIARI
Essere primogenito Attenzione elevata riservata al bambino nel primo anno di vita
Buon temperamento Qualità della relazione tra genitori
Sensibilità Sostegno alla madre nell’accudimento del piccolo
Autonomia e autocontrollo Coerenza nelle regole
Competenza sociale e comunicativa Supporto di altri familiari e amici
Consapevolezza e fiducia che le proprie conquiste dipendono dai propri sforzi (locus of control interno)

Altri studi hanno dimostrato come la presenza di una buona rete sociale sia un fattore protettivo e positivo per lo sviluppo di un buon livello di resilienza. Le relazioni, infatti, creano amore e fiducia, offrono incoraggiamento e rassicurazione per rafforzare la capacità di recupero di una persona.

Altri fattori associati ad una buona resilienza sono la capacità di porsi obiettivi realistici e di adottare misure adeguate per raggiungerli, una visione positiva di se stessi e una buona fiducia nei propri punti di forza e abilità e buone abilità nella comunicazione e risoluzione dei problemi. A ciò va aggiunta anche una buona consapevolezza dei propri bisogni psicologici e fisiologici e l’adesione a uno stile di vita sano e salutare.  Quest’ultimi fattori fortunatamente, anche se non adesso non sono in voi presenti, possono però essere sviluppati attraverso strategie ad hoc per la costruzione della resilienza. 

Resilienza: fattori di rischio 

Accanto ai fattori protettivi vi sono i fattori di rischio. Se vi è una presenza consistente di questi fattori, unitamente a un’assenza importante di fattori protettivi, c’è la possibilità che la persona non sia in grado di mostrarsi sufficientemente resiliente. Anche in questo caso, i fattori di rischio hanno una natura cumulativa e la loro comparsa in successione aumenta in modo esponenziale il rischio di sviluppare un qualche disturbo. Fortunatamente, però, la maggior parte di questi fattori di rischio può essere significativamente migliorata o addirittura eliminata.

Tra i fattori di rischio che espongono a una maggiore vulnerabilità agli eventi stressanti, diminuendo la resilienza, secondo Werner e Smith (1982) troviamo:

  • Fattori emozionali (abuso, bassa autostima, scarso controllo emozionale) e interpersonali (rifiuto dei pari, isolamento, chiusura);
  • Fattori familiari (bassa classe sociale, conflitti, scarso legame con i genitori, disturbi nella comunicazione);
  • Fattori di sviluppo (ritardo mentale, disabilità nella lettura, deficit attentivi, incompetenza sociale).
strategie-resilienza

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Resilienza come incrementarla?

È possibile sviluppare la resilienza? È possibile attuare dei programmi di prevenzione e di intervento per ridurre significativamente i fattori di rischio sociale e migliorare il potenziale di resilienza delle persone?

La risposta a queste domande è un clamoroso “Sì!”

Bisogna però sottolineare che lo sviluppo della resilienza è un viaggio personale poiché le persone non reagiscono tutte allo stesso modo a eventi di vita traumatici e stressanti. Un approccio alla costruzione di resilienza che funzioni per una persona potrebbe dunque non funzionare per un’altra proprio perché le persone usano strategie diverse; ciononostante ecco alcune strategie che possono essere utilizzate per migliorare il proprio livello di resilienza.

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  1. Creare connessioni sociali. È importante avere una buona rete sociale cui fare affidamento nei momenti di crisi e a cui poter rivolgersi per cercare aiuto e sostegno. È importante avere persone a cui affidarsi che fungono da fattore protettivo durante i periodi di crisi. Certamente parlare di una situazione con un amico o una persona amata non farà scomparire i tuoi problemi, ma ti permetterà di condividere i tuoi sentimenti, ricevere supporto e trovare le possibili soluzioni ai tuoi problemi. 
  2. Trovare uno scopo nella vita e porsi obiettivi realistici. Dopo che la figlia tredicenne è stata uccisa da un autista ubriaco appena uscito di prigione su cauzione, Candace Lightner, ha fondato Mother’s Against Drunk Driving, concentrando totalmente le sue energie per diffondere la consapevolezza dei pericoli della guida sotto l’effetto di alcol. Questo esempio mostra come, di fronte a crisi o tragedie, saper trovare un senso o uno scopo può essere molto importante per il recupero. Questo potrebbe voler dire essere coinvolti nella tua comunità, coltivare la tua spiritualità o partecipare ad attività che sono significative per te.
  3. Evitare di vedere le situazioni stressanti come problemi insormontabili. Non è possibile evitare che accadano eventi altamente stressanti, ma è possibile cambiare il modo in cui si interpretano e si risponde a questi eventi perché ad ogni problema una soluzione può essere trovata: è importante, quindi, mantenere una prospettiva fiduciosa. Una prospettiva ottimistica, infatti, consente di aspettarsi che accadano cose belle nella vita. Il pensiero positivo non significa ignorare il problema per concentrarsi su risultati positivi, ma significa capire che le battute d’arresto sono temporanee e che hai le abilità e le capacità per combattere le sfide che affronti. Quello con cui hai a che fare può essere difficile, ma è importante rimanere fiduciosi e positivi su un futuro migliore. 
  4. Nutrire una visione positiva di te stesso. La ricerca ha dimostrato che la tua autostima gioca un ruolo importante nel far fronte allo stress e nel riprendersi da eventi difficili. Ricordati quindi dei tuoi punti di forza e delle tue conquiste: quando senti commenti negativi nella tua testa, esercitati immediatamente a sostituirli con quelli positivi e con ricordi di traguardi importanti raggiunti. Diventare più sicuri delle proprie capacità, compresa la capacità di rispondere e affrontare una crisi, è un ottimo modo per costruire la capacità di recupero per il futuro. 
  5. Prendersi cura di sè. Quando sei stressato, può essere fin troppo facile trascurare le tue esigenze: perdere l’appetito, ignorare l’esercizio fisico e non dormire a sufficienza sono tutte reazioni comuni a una situazione di crisi. Tuttavia dovete prestare attenzione alle vostre esigenze e ai vostri sentimenti, dovete impegnatevi in attività che vi piacciono e che rilassano: prendersi cura di sé aiuta infatti a mantenere la mente e il corpo pronti ad affrontare situazioni che richiedono resilienza. Un modo che le persone trovano utile per prendersi cura di sé per gestire situazioni di crisi è rivolgersi a gruppi di auto-aiuto e di supporto. Condividendo informazioni, idee ed emozioni, i partecipanti al gruppo possono aiutarsi l’un l’altro e trovare conforto nel sapere che non sono i soli a sperimentare difficoltà.   

Potrebbero essere utili anche altri modi per rafforzare la resilienza come la scrittura, la meditazione e le pratiche spirituali.

 la chiave è identificare i modi che potrebbero funzionare bene per te come parte della tua strategia personale per favorire la tua resilienza.

Per capire quali strategie mettere in atto bisogna concentrarsi sulle esperienze passate e sulle reazioni messe in atto davanti agli eventi della vita, ponendosi le seguenti domande:

  • che tipo di eventi sono stati più stressanti per me? In che modo questi eventi mi hanno colpito? Ho trovato utile pensare e richiedere l’aiuto a persone importanti nella mia vita quando sono angosciata? Chi ho contattato per superare un’esperienza stressante? Cosa ho imparato durante i momenti difficili? Sono stato in grado di superare gli ostacoli e, in tal caso, come? Mi ha aiutato a farmi sentire più fiducioso riguardo al futuro? 

CONCLUSIONI

Possiamo terminare dicendo che traumi precoci e situazioni stressanti non portano inevitabilmente a cicatrici e debilitazioni permanenti. Certo nessuno è invulnerabile ma la natura e la gravità del trauma, unitamente alla presenza o assenza di risorse determinano la qualità della resilienza dell’individuo.

Inoltre, tutti gli individui hanno risorse, anche se poche, che possono essere rafforzate e potenziate per migliorare notevolmente il loro potenziale di resilienza, proprio  come è accaduto a Giacobbe e Isaia.  Giacobbe aveva 9 anni quando ha visto sparare ai suoi genitori e alla nonna dalle truppe d’assalto naziste tedesche in Polonia. È poi fuggito e ha vissuto nei boschi per 2 anni per poi essere collocato in un campo profughi a Vienna nel 1945 e inviato in Israele nel 1948 dove non conosceva nessuno e non aveva soldi. Giacobbe si è poi trasferito negli Stati Uniti nel 1951 dove divenne uno sviluppatore e un filantropo di successo, si è sposato e ha avuto tre figli: le due figlie sono oggi avvocati e suo figlio un drammaturgo.

 Isaia è nato nella povertà estrema. Il suo padre biologico è scomparso quando era piccolo, mentre sua madre, era alcolizzata, analfabeta e soffriva di disturbo bipolare che ha portato Isaia ad avere più patrigni che erano spesso abusivi. La sua adolescenza è stata segnata da gang, pistole, droga, violenza e rapina a mano armata; mentre tutti i suoi amici sono finiti sulla “cattiva strada”, Isaia è andato oggi è un avvocato.

 

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Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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