INTELLIGENZA EMOTIVA: COS’E’, PERCHE’ E’ IMPORTANTE E I SEGRETI PER SVILUPPARLA - Psicologa Milano - Simona Lauri, Psicoterapeuta e mental trainer

intelligenza emotivaINTELLIGENZA EMOTIVA PER AVERE SUCCESSO NELLA VITA: COS’E’, PERCHE’ E’  IMPORTANTE E I SEGRETI PER SVILUPPARLA

Intelligenza emotiva e successo nella vita.

Sopraffatti dalle vostre emozioni a tal punto da aver detto o fatto cose di cui poi vi siete pentiti?

Un po’ di storia….

Il concetto di intelligenza emotiva affonda le radici negli anni ’30 del novecento quando lo psicologo Edward Thorndike coniò il termine “intelligenza sociale” come la capacità delle persone di socializzare, creare legami, integrarsi nei gruppi e andare d’accordo.

Intorno agli anni ’40, lo psicologo David Wechsler ipotizzò l’esistenza di varie componenti affettive dell’intelligenza funzionali al conseguimento del successo nella vita, costruendo le scale di valutazione dell’intelligenza che tutti noi oggi conosciamo.

Fino alla fine degli anni ’60 tuttavia si pensava che l’intelligenza fosse una facoltà unitaria che consentiva all’individuo di adattarsi all’ambiente, di ragionare, di perseguire uno scopo a lungo termine, di autocorreggersi e così via.

Intorno agli anni ’70 grazie agli studi condotti dallo psicologo Howard Gardner inizia a farsi strada una nuova concezione di intelligenza.

Essa non più intesa come fattore generale ma come “intelligenze al plurale” (musicale, linguistica, corporea, spaziale e matematica)

Saranno però gli anni ’80 a decretare la scoperta dell’intelligenza emotiva.

Verrà più ampiamente studiata e presa in considerazione nei vari contesti di vita quotidiana a partire dagli anni ’90 con gli studi di Salovey e Mayer.

Che cos’è l’intelligenza emotiva

La capacità di esprimere e controllare le proprie emozioni è fondamentale, ma lo è ancora di più capire, interpretare e rispondere alle emozioni degli altri.

Immaginatevi un mondo in cui le persone non sono in grado di capire quando un amico è triste o quando un collega di lavoro è arrabbiato.

Gli psicologici chiamano questa abilità “intelligenza emotiva” (EI-emotional intelligence).

Secondo Salovey e Mayer, l’intelligenza emotiva si manifesta in quattro dimensioni:

  • percezione delle emozioni: si riferisce alla capacità di riconoscere gli stati fisici e mentali altrui, identificare le emozioni attraverso le espressioni facciali e il linguaggio del corpo, distinguere tra emozioni sincere e non;
  • uso delle emozioni per guidare o facilitare i pensieri: durante la risoluzione di un problema o una presa di decisione, le emozioni possono favorire la memoria e la creatività.
  • comprensione delle emozioni: questa dimensione include la comprensione di sentimenti complessi e stati contraddittori, il cambiamento da uno stato emotivo all’altro, le relazioni tra le varie emozioni;
  • gestione/controllo delle emozioni: possiamo definire questa capacità come una sorta di “metacognizione delle emozioni”, cioè la riflessione e il monitoraggio delle proprie e altrui emozioni così come la capacità di tenere a bada emozioni spiacevoli o eccessive rispetto al contesto.

“Puoi essere nessuno nella vita, ma essere un buon genitore o un buon leader, è il più grande successo che puoi ottenere”.

Ovvero, perché è importante sviluppare l’intelligenza emotiva.

L’intelligenza emotiva può essere utile in molti settori della vita, dalle relazioni di coppia, alla famiglia alla leadership nei contesti lavorativi.

In famiglia, un genitore è un leader (dall’inglese to lead- condurre, guidare), i figli il suo piccolo team. Alcuni studi americani dimostrano che le famiglie caratterizzate da un alto livello di intelligenza emotiva presentano le seguenti caratteristiche:

  • senso di appartenenza e identità. Nonostante gli attriti tra genitori e figli e tra fratelli, una famiglia emotivamente sana rimane unita;
  • ottimismo e senso della realtà: in questo tipo di famiglie, vi è la credenza che i momenti più duri si affrontano e si superano. Non vi è isolamento affettivo e psicologico, ma dialogo e comprensione reciproca. Inoltre, questo tipo di famiglia apprende dalle esperienze, anche quelle più negative, trovandovi un motivo di miglioramento personale;
  • si insegna con gli esempi e con i dialoghi. Attraverso le azioni e le conversazioni, i genitori insegnano ai figli come ottenere una vita emozionalmente intelligente.
  • Gli insegnamenti possono riguardare la gestione dei conflitti, l’amministrazione delle finanze così come il fronteggiare problemi quali alcolismo, depressione, ansia, bassa autostima, fallimenti scolastici e così via;
  • le opinioni dei figli vengono ascoltate ed incoraggiate. Un aspetto importante di una leadership genitoriale emotivamente intelligente è la capacità di riconoscere i figli nella loro identità e unicità.
  • Anche se il ruolo dei genitori è quello di guidare e dirigere, i figli dovrebbero essere stimolati ad esprimere il proprio giudizio su una questione o un comportamento in modo assertivo e secondo le regole di buona educazione;
  • riconoscere e gestire le emozioni negative. Molto spesso nelle famiglie vi è la tendenza a ignorare o a non accettare le emozioni negative espresse dai figli come la rabbia o la tristezza.
  • E’ fondamentale che i genitori spieghino ai figli come calmarsi e gestire le emozioni forti, lavorando insieme sulla risoluzione del problema che ha scatenato lo stato d’animo negativo. Il rischio sarebbe, in caso di repressione, quello di sviluppare gravi problemi psicologici futuri.

Essere un genitore di successo è innanzitutto sapersi relazionare in modo empatico (non solo capire lo stato mentale del figlio, ma riconoscersi in esso e sostenerlo), propositivo e autorevole.

Daniel Goleman ha condotto studi sull’intelligenza emotiva nel mondo del  business per oltre un ventennio.

Secondo lo studioso essere un leader emotivamente intelligente non è solo questione di gentilezza, di simpatia o di saper parlare bene.

E’ qualcosa di estremamente complesso e richiede alcuni requisiti di base come la consapevolezza emozionale, l’autocontrollo emotivo e la duttilità.

Alcuni studi americani hanno dimostrato che le squadre di lavoro di leader con un alto livello di consapevolezza emozionale, erano più energiche e con livelli di performance elevati.

Per quanto riguarda l’autoregolazione emozionale, studi australiani hanno dimostrato che la buona gestione delle emozioni porta a risultati migliori in termini di produttività, qualità del lavoro e profitti.

Anche la flessibilità e la capacità di adattarsi ai cambiamenti, affrontare in modo ragionevole e positivo i conflitti e i periodi critici, portano non solo a performance migliori ma anche ad un aumento delle vendite nel lungo periodo.

Ma perché è più importante essere emotivamente intelligenti che avere un quoziente intellettivo elevato o essere competenti nel lavoro che si svolge?

Mentre il QI misura le innate abilità logiche e di ragionamento di una persona comparate con una popolazione normativa di riferimento (misure standardizzate).

L’IE è un’abilità che si apprende e si migliora con il tempo.

Ad esempio, nascere con una predisposizione per il ragionamento matematico o per l’apprendimento linguistico può assicurare un successo scolastico o professionale.

Essere capaci di riconoscere e gestire le proprie e altrui emozioni nelle relazioni interpersonali, garantisce il successo nella vita da un punto di vista più globale.

Quante volte abbiamo avuto un capo molto preparato nel suo lavoro ma che ci ha deluso a livello comunicativo e relazionale fino a farci perdere la motivazione al lavoro?

Studi scientifici hanno dimostrato che il benessere psicologico ed emotivo dei collaboratori (o sottoposti) era maggiore se il leader sapeva ispirare, collaborare, co-costruire e appassionare.

Ad un più alto livello di benessere psicologico dei lavoratori corrispondeva una maggiore qualità del lavoro svolto, con migliori risultati e più produttività.

Proporre invece che comandare, coinvolgere in un progetto comune, saper individuare il collaboratore più idoneo a cui delegare un compito: sono tutte doti che fanno di un semplice manager un grande leader di successo.

Quante volte abbiamo assistito ai fallimenti genitoriali a livello comunicativo o di gestione dei conflitti? e quante volte abbiamo visto allenatori sportivi essere sollevati dal loro in carico e sostituiti?

Molto spesso l’intelligenza emotiva viene confusa con l’empatia.

In psicoanalisi, l’empatia è la capacità di immedesimarsi nell’altro “[…] meccanismo mediante il quale ci è comunque possibile prender posizione nei confronti di un’altra vita psichica.” (Galimberti, 1999, p.364), una capacità che secondo Kohut (Lis et al. 1999) è innata, “[…] equivale a una fusione totale con lo stato emotivo dell’altro”, rintracciabile nel primario rapporto madre-neonato.

Secondo questa teoria, l’empatia getta le basi per la buona costruzione di un’intelligenza emotiva, anche in età adulta, ma da sola non basta.

Recentemente è andato sempre più aumentando l’interesse per l’insegnamento e l’apprendimento dell’intelligenza emotiva.

Gli steps fondamentali per sviluppare l’intelligenza emotiva sono:

  • Consapevolezza di sé. Conoscersi profondamente significa riflettere sui propri punti di forza, sulle opportunità di crescita, sui propri valori.
  • Accettare feedback e critiche. Le persone emozionalmente intelligenti sanno ascoltare e prendere in considerazione le critiche altrui non come offese ma come opportunità di miglioramento personale.
  • Riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti nel momento in cui si presenta una sfida o un problema da risolvere. Questo non solo aiuta controllare le proprie reazioni ma anche a tenere la mente focalizzata sulla risoluzione del problema.
  • Praticare regolarmente la mindfulness. E’ scientificamente provato che allenare la mente ad essere ricettiva nel qui ed ora, in modo intenzionale e con distacco, aiuta le persone a vedere eventi ed emozioni negative come meri prodotti mentali e così a controllarli senza farsi sopraffare. Imparando a prestare attenzione sugli scopi in modo non giudicante, si incrementano la chiarezza mentale e l’autoconsapevolezza.
  • Guardare le situazioni da varie prospettive.
  • La rabbia o la tristezza sono emozioni molto difficili da controllare. Ma se rimaniamo ancorati ad un solo modo di vedere le cose che ci accadono, sprecheremo più tempo a star male piuttosto che a trovare alternative di risposta più costruttive e salutari. Decentrarsi, distaccarsi, fare qualche respiro profondo e aprire la propria mente a tutte le possibili spiegazioni.
  • Essere grati ed esaltare le emozioni positive. Le persone che scelgono di intraprendere attività piacevoli tendono ad essere più resilienti. Essere grati per ciò che abbiamo e facciamo, essere gentili con il prossimo e focalizzarsi sulle esperienze positive, ci rende più forti e più capaci di superare le avversità.
  • Essere empatici e praticare l’ascolto attivo. Soprattutto durante i conflitti interpersonali, il segreto per una buona gestione dei contrasti è quello di farsi valere nel rispetto degli altri. L’ascolto empatico crea uno spazio di confronto dove i pensieri e i sentimenti delle persone hanno più importanza del “vincere a tutti costi”.

 

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA

http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.385.3695&rep=rep1&type=pdf

https://www.ihhp.com/meaning-of-emotional-intelligence

 

Difference Between IQ and EQ

 

https://www.linkedin.com/pulse/emotional-intelligence-myth-vs-fact-daniel-goleman/

 

https://www.mindbodygreen.com/0-17573/9-tips-to-increase-your-emotional-intelligence-for-stronger-relationships.html

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5779938/ (sulla famiglia)

 

https://positivepsychologyprogram.com/emotional-intelligence-eq/

 

https://www.psychologytoday.com/us/blog/the-personality-analyst/200909/what-emotional-intelligence-is-and-is-not

 

https://www.6seconds.org/2018/02/27/emotional-intelligence-tips-awareness/

 

 

Galimberti U. Psicologia, Garzanti Editore (1999)

 

Gillibrand R. et al. Psicologia dello sviluppo, Pearson (2013)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Simona Lauri
Simona Lauri
Simona Lauri
Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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