L’attacco di panico, è un disturbo che si sta sempre più diffondendo nei paesi occidentali, e che inchioda le persone ad un’autonomia sempre più precaria.
Si stima che sia il sesso femminile ad esserne maggiormente colpito e che l’età di esordio è compresa tra i 15 e i 35 anni, e che nelle donne abbia un insorgenza più tardiva ma anche più persistente in età avanzata.
Come molti dei disturbi psichiatrici, una nutrita serie di studi ha supportato l’ipotesi che ci sia una certa predisposizione genetica al disturbo, che risulta circa 10 volte più frequente nei consanguinei di soggetti affetti dal disturbo da attacchi di panico. Gli studi sui gemelli mettono, inoltre, in evidenza che la concordanza per il DAP è 5 volte maggiore nei monozigoti, rispetto agli eterozigoti. Nonostante queste osservazioni “biologiche”, in realtà non è nota la causa del DAP.
Un’ipotesi psicodinamica accreditata risale al caro e vecchio Freud, secondo il quale il pericolo avvertito dalla persona affetta da questo disturbo, originerebbe da un conflitto tra le pulsioni dell’Es, le proibizioni morali del Super-Io e le richieste della realtà esterna con le quali l’Io deve fare continuamente i conti. Quando queste richieste (che possono anche derivare dal proprio mondo interno e non esclusivamente dalla realtà esterna) si accumulano e non c’è più modo di gestirle, ecco che la persona sviluppa una risposta di allarme. Non a caso Freud nelle sue prime teorizzazioni sulla risposta d’ansia, definisce questi pazienti come molto rigidi e scrupolosi, con un forte Super-Io, a causa di un’educazione severa e poco permissiva. L’attacco di panico sarebbe quindi una modalità difensiva che il soggetto utilizza di fronte ad una situazione in cui “vorrebbe fare” ma “non può fare”.
Come riconoscere un attacco di panico
Prima di tutto chiariamo che per panico si intende <<una condizione di ansia molto intensa e violenta che comporta manifestazioni somatiche e psichiche e che disturba fortemente la condotta del soggetto>> (La Barbera, Varia; 2003).
La crisi acuta di panico, così come classificata dal DSM IV, comporta almeno 4 tra i seguenti sintomi:
- Palpitazione
- Sudorazione
- Tremori fini o a grandi scosse
- Dispnea
- Sensazione di soffocamento
- Dolore o malessere al torace
- Nausea o dolori addominali
- Sbandamenti, vertigini o sensazione di non poter stare in piedi
- Sentimenti di irrealtà (derealizzazione e/o depersonalizzazione)
- Paura di perdere il controllo o di impazzire
- Paura di morire
- Parestesie
- Improvvise sensazioni di caldo e freddo.
Solitamente questi sintomi raggiungono il loro culmine in 10 minuti, per scomparire dopo qualche minuto.
Molte persone nella loro vita hanno provato, anche per una volta, questi terribili sintomi. Ma anche per chi ne fa esperienza ricorrente è sempre molto difficile “convincersi che non si sta morendo”. D’altronde nessuno è mai morto per un attacco di panico!
Ma la profonda sofferenza non deve essere mai vista superficialmente e nemmeno sottovalutarla solo perché a livello organico la persona non ha nulla di grave ed è solo una questione di “mente”.
L’attacco di panico può presentarsi con o senza agorafobia, con il quale non si intende la paura degli spazi aperti, come secondo un falso luogo comune si crede, ma consiste nella paura di trovarsi in luoghi non familiari per la persona, nei quali non è sicuro di poter ricevere un adeguato aiuto nel caso dovesse sentirsi male; situazioni dalle quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi. L’agorafobia, così come il DAP, è una categoria diagnostica a sé stante, che può quindi presentarsi indipendentemente dall’attacco di panico.
Abbiamo così individuato che l’area dell’ansia di tipo panico e l’agorafobia possono dare luogo a:
- DAP senza agorafobia
- DAP con agorafobia
- Agorafobia senza DAP
Nei prossimi articoli passeremo in rassegna cosa fa, solitamente una persona vittima di attacchi di panico e dei consigli per cercare di gestire al meglio l’ansia.
Dott.ssa Cristina Lo Bue
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