Bullismo femminile: cosa fare quando il bullo è donna?

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Bullismo femminile: cosa fare quando il bullo è donna?

Una giovanissima di 14 anni ha utilizzato Facebook per creare una pagina appositamente per offendere e screditare pesantemente una sua coetanea, senza alcuna motivazione; a Roma due ragazze liceali hanno picchiato e preso a schiaffi una loro compagna di scuola, mentre altre sei le lanciavano uova addosso. Il motivo? Era considerata troppo bella.

Gli esempi citati sono solo alcuni “casi eclatanti” di un fenomeno che in Italia si sta diffondendo notevolmente, ovvero il bullismo al femminile. Quello della violenza tra ragazze può essere definito, però, un fenomeno sommerso, di cui se ne parla poco, dal momento che assume spesso delle caratteristiche diverse e delle modalità di espressione più “silenziose” rispetto al bullismo tra maschi.

 

Il bullismo femminile

Telegiornali e riviste tendono spesso a riportare soltanto gli episodi di violenza fisica fra ragazzi, contribuendo a diffondere nell’immaginario collettivo l’idea che siano solo i maschi a mettere in atto tali comportamenti. Non solo, perfino i primi studi e le prime ricerche condotte sul bullismo tendevano a concentrare la propria attenzione sugli atteggiamenti dei ragazzi (considerati i veri bulli) e ad attribuire, invece, alle ragazze il ruolo di “spettatrici” o di “vittime passive”.

La realtà dei fatti è invece un’altra: le ragazze sono capaci di episodi di violenza subdoli e talvolta più difficili da individuare, poiché, spesso, non si avvalgono della violenza fisica ma di altre “strategie” per rendere difficile la vita delle vittime prescelte.

Come agisce la bulla?

La bulla si avvale raramente di pugni, graffi, calci o aggressioni fisiche in generale, quanto piuttosto, di una “violenza verbale”, ovvero continue offese, calunnie, prese in giro sia sull’aspetto fisico che sul comportamento della vittima, fino ad arrivare ad atti finalizzati ad escludere totalmente la vittima dall’intero gruppo-classe; il tutto accentuato da pesanti minacce per intimorire e fare in modo che la persona presa di mira non racconti a nessuno della violenza psicologica subita.

Le vittime prescelte e gli effetti del bullismo femminile

bullismo femminileLe vittime prescelte dalle ragazze bulle possono essere fatte rientrare in due categorie principali: da un lato la ragazzina timida, quella, solitamente, brava a scuola ma un po’ introversa e, dall’altro, le coetanee considerate belle che, potenzialmente, agli occhi della bulla potrebbero rubargli la scena.

Ad ogni modo, al di là della categorizzazione proposta, la bulla della situazione, una volta individuati i punti deboli della vittima prescelta, passa all’azione, trascinando con sé il gruppo classe.

Gli effetti su chi subisce quotidianamente comportamenti di questo tipo non sono da sottovalutare. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nel periodo dell’adolescenza il gruppo dei pari rappresenta per il giovane il luogo dove confrontarsi col mondo esterno, trovare le prime conferme e definire la propria identità, al di là delle rassicuranti mura domestiche.

Bullismo e autostima

Nelle ragazze, in maniera molto più accentuata, la propria autostima dipende molto dal fatto di costruire un rapporto di complicità con le proprie coetanee e di trovare in loro, conferme  anche per quanto riguarda il proprio aspetto fisico. Offese e denigrazioni possono pertanto andare minare l’autostima e portare le ragazzine a sperimentare vissuti quali insicurezza, ansia, senso di inferiorità o ancora, sintomi psicosomatici quali mal di testa, mal di pancia, stanchezza che non sono da sottovalutare.

Consigli per i genitori di figlie vittime di bullismo femminile

Come accorgersi se la propria figlia è vittima di bullismo femminile a scuola?

Nel caso in cui in famiglia non ci siano particolari problemi (litigi nella coppia genitoriale, problemi di salute, problemi economici…)  che possono influenzare lo stato d’animo o il comportamento della ragazza, alcuni segnali da prendere in considerazione sono: sbalzi di umore improvvisi e immotivati, un calo nel rendimento scolastico, vita sociale notevolmente ridotta, timore di andare a scuola..

Come agire

Nel caso in cui i genitori  si rendano conto che la propria figlia è vittima di bullismo femminile, è fondamentale cercare di creare una condizione di fiducia e sicurezza, utili, affinché la ragazza possa sentirsi protetta, compresa e quindi disposta ad aprirsi al dialogo.

Ciò significa agire su due versanti, uno più attinente alla sfera delle emozioni (“cosa prova mia figlia?”), l’altro più “comportamentale” (“cosa fare per proteggerla?”).

Aspetto emotivo

  1. Per quanto riguarda l’aspetto emotivo è importante accogliere lo stato d’animo della ragazza. Ciò significa evitare di abbattersi se, in prima battuta, la giovane si mostra restia a parlare e ad aprirsi. E’ importante sapere che, talvolta, il timore, la paura che la bulla possa vendicarsi,  o ancora un senso di vergogna verso se stesse (sentirsi sbagliate), possono prendere il sopravvento.  In questo senso potrebbe essere utile, anticipare le sue emozioni, comunicando alla propria figlia, che è normale, in un momento difficile come quello che sta attraversando, che si possano provare “paura” ma anche “vergogna” e  che è importante, per uscire da questa situazione, dar voce a questi stati d’animo, farsi aiutare e trovare insieme la soluzione. Una volta superata questa fase, è consigliabile lasciare libera la ragazza di esprimere tutte le sue emozioni, ascoltandola senza giudicare.

Circondarti di persone amiche

  1. Per quanto riguarda l’aspetto più “concreto”, ovvero, cosa fare per interrompere gli episodi di bullismo, è importante: chiedere il supporto degli insegnanti; individuare quell’amica/o che possa trascorrere del tempo insieme alla ragazza nel corso della giornata scolastica; ancora, può essere utile valutare ulteriori “strategie da costruire ad hoc”,  ricercando anche il parere della ragazza stessa (“che ne dici se prima parliamo con l’insegnante di italiano?”). Questa modalità, infatti, in alcuni casi, può rappresentare un modo, per la giovane vittima di riappropriarsi del senso di autoefficacia e di autostima, che l’episodio di bullismo, avevano “cancellato”.

In generale è di fondamentale importanza anche l’intervento della scuola con laboratori, progetti volti alla prevenzione del fenomeno, per “educare alla relazione” i giovani, dal momento che chi riveste il ruolo di “bullo”, lancia, comunque un messaggio di disagio e di richiesta di attenzione che deve essere accolto.

Dott.ssa Simona Lauri, Psicologa Milano

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

    1 Comment

    1. Americo Urbinati ha detto:

      Gentile dottoressa,
      come padre di una quindicenne vittima di quel bullismo che Lei correttamente descrive mi permetto di dissentire sul “disagio” del “bullo”. Quel “disagio” non è una malattia ma solo espressione di una personalità da rieducare di corsa – in un bel carcere minorile. Facciano, lí, i “bulli” coi secondini…

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