Genitori e figli: è facile fare i genitori al giorno d'oggi?

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Genitori e figli: è facile fare i genitori al giorno d’oggi?

Nella società attuale, si assiste ad aumento notevole delle problematiche relazionali genitori e figli, sia prima, che nel corso dell’adolescenza. Queste problematiche,secondo una prospettiva strategico-sistemica, sono frutto di modelli di comunicazione e di interazione disfunzionali.

Quali sono i fattori che contribuiscono a rendere difficile il ruolo del genitore?

I fattori sociali

Da un punto di vista sociale, possiamo individuare i seguenti elementi:

1) Il passaggio da una famiglia patriarcale ad una nucleare: mentre in passato, il fatto di essere una famiglia numerosa, induceva i genitori ad incentivare quasi spontaneamente l’autonomia dei figli, oggi le attenzioni e le energie di una coppia genitoriale, sono concentrate esclusivamente su uno- massimo due figli e di conseguenza, aumentano le probabilità che vengano “ritardati” alcuni passaggi, necessari per accrescere l’autonomia ed il senso di responsabilità del bambino.

2) Gli alti livelli di disoccupazione e il prolungamento degli studi, che portano i giovani adulti, in particolar modo gli uomini, a permanere nella casa dei genitori per un periodo di tempo maggiore rispetto al passato.

Queste due condizioni contribuiscono a creare una complementarietà nel rapporto genitori “iperprotettivi”, che armati di tutte le loro buone intenzioni, possono – senza volerlo-  creare gli effetti peggiori) e figli insicuri, i che non hanno modo di sperimentare autonomia, indipendenza e senso di responsabilità, nei modi e nei tempi adeguati.

Quello che si viene a creare è una triangolazione madre-padre-figlio ed una chiusura, che possono inviare al figlio stesso, un doppio messaggio: uno più diretto ed esplicito, relativo al fatto che il giovane adulto può contare su dei genitori che lo amano e lo aiutano ed uno più implicito che, più o meno, recita, “da solo non sei in grado di farcela”.

Tante teorie, molta confusione

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A rendere ancora più difficile e disorientante il ruolo di genitori, è la presenza di una serie notevole di teorie sullo sviluppo del bambino e dell’adolescente, talvolta in contraddizione tra loro. Merito indiscusso di queste teorie, sta nell’aver fatto realizzare il passaggio da una visione adultocentrica ad una bambino-centrica, con l’adozione di metodi di insegnamento ed educativi più adeguati e il riconoscimento e la lotta di abusi e maltrattamenti sui minori. Alcune teorie sul legame genitori e figli, però, sono state, talvolta esasperate nelle loro applicazioni, creando il disorientamento accennato in precedenza ed un ambiente familiare eccessivamente protettivo.

Le teorie…

1) Poche frustrazioni, tanta permissività: teorie secondo le quali per proteggere e tutelare il percorso di sviluppo del bambino sia fondamentale predisporre un ambiente il più permissivo possibile e poco frustrante, dimenticando che Piaget, per esempio, dalle sue osservazioni aveva affermato che i bambini apprendono in base agli effetti, sia positivi che negativi, delle loro azioni
2) Rinforzate l’autostima: teorie per cui le problematiche dei ragazzi siano risolvibili col rafforzamento dell’autostima, pertanto, genitori ed insegnanti dovrebbero sostenere con continui apprezzamenti e complimenti, i bambini. E’ importante, ricordare che l’autostima è diversa dalla stima: mentre gli altri ci possono dare stima, l’autostima è conquistabile solo attraverso esperienze personali e superando ostacoli.

3) La madre alla base di tutto: teorie che sostengono che sia la madre l’unica e vera artefice dell’educazione dello sviluppo del figlio, con la conseguenza, inevitabile, che la madre possa sperimentare un forte senso di colpa che la spinge, senza volerlo, ad “esagerare” nel dare e nel sacrificarsi, nel timore di deprivare o far “soffrire” il bambino.
4) Genitori-amici: negli anni 70 si assiste alla diffusione delle teorie che incentivano i genitori a creare un rapporto col figlio, improntato “sull’amicizia”, provocando una confusione di ruoli e il passaggio da una relazione complementare e autorevole ad una più simmetrica e paritaria.

La famiglia secondo l’approccio strategico breve

Secondo l’approccio strategico breve, l’origine dei problemi non risiede nel singolo ma nella qualità delle interazioni tra i membri del sistema. Non esistono, dunque, strutture fisse di personalità, dal momento ogni comportamento è frutto del sistema percettivo reattivo della persona, ovvero dei modi in cui la persona percepisce e reagisce nei confronti di sè stesso, del mondo e degli altri. E’ proprio il sistema di relazioni che va a determinare, tramite comunicazioni e messaggi peculiari, ripetuti nel tempo, il sistema percettivo reattivo della persona.

A partire da queste premesse, possiamo definire la famiglia come un sistema cibernetico, governato da regole, all’interno del quale i membri tendono a comportarsi in maniera organizzata e ripetitiva. Come ogni sistema, anche la famiglia tende ad organizzarsi intorno a quelle interazioni che si rivelano più utili al mantenimento dei propri equilibri, all’unità e alla permanenza. La presenza di cambiamenti, interni o esterni al sistema, vanno a minare l’equilibrio raggiunto, per cui le famiglie tentano di risolvere i problemi o mantenere l’equilibrio, mettendo in atto degli schemi comportamentali e comunicativi ridonanti che talvolta, contribuiscono ad innescare ulteriormente i problemi.

Nel prossimo articolo passerò in rassegna i 6 modelli di famiglia, emersi dagli studi condotti presso il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo. Ciacun modello si caratterizza per le modalità comunicative e i comportamenti adottati per affrontare e gestire gli eventi di vita quotidiana e che hanno, inevitabilmente, un’influenza nel rapporto genitori e figli.

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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