Il perdono tra miti e false credenze: cosa non è
Il tradimento di qualcuno e la delusione sono sensazioni dolorosissime, che lasciano in noi una profonda ferita: pensavamo di essere al sicuro, di non dover temere per le azioni dell’altro; ma ci sbagliavamo. Ed è proprio quella fiducia che, se ben riposta, ci può dare una grande gioia, che se viene investita sulle persone sbagliate può provocarci un’enorme dolore.
Chiunque abbia provato il dolore del tradimento, può testimoniare di essere stato parte di una complessa trama di sensazioni che includono, da un lato, rabbia, delusione e rimorso verso colui che ci ha provocato sofferenza e dall’altro uno struggimento interiore che riflette (a volte giustamente, a volte no) le stesse sensazioni verso sé stessi (quante volte di fronte ad una delusione, vi siete detti:”Sono davvero stupido, come ho fatto a fidarmi!”).
Questa situazione può durare per un periodo più o meno lungo ma non dura in eternità.
La nostra mente, infatti, lavora per cercare di ripristinare e mantenere uno stato di equilibrio e benessere. Di fronte ad una delusione, pertanto, mettiamo in atto delle strategie per superare dolore e sofferenza.
Esistono principalmente due diverse modalità di gestione della delusione.
- La prima si basa sullo scaricare essenzialmente la propria ira sul malcapitato che ci ha provocato questa sensazione: un comportamento che possiamo chiamare vendetta. La vendetta genera violenza, odio e contribuisce soltanto a generare ulteriore dolore e sofferenza.
- Esclusa la vendetta dalle soluzioni plausibili, l’altra modalità di reazione che possiamo utilizzare consiste nell’agire in modo costruttivo attraverso la pratica del perdono.
Nei prossimi paragrafi andrò ad analizzare cosa non è il perdono e il motivo per cui abbiamo tante difficoltà a metterlo in atto.
Il perdono: cosa non è
Se si parla di perdono ci si imbatte in un tema controverso, che ci coinvolge dal punto di vista personale, etico, emotivo e comportamentale.
Per dare l’idea della complessità del concetto basti pensare che esistono diverse idee in merito al perdono: c’è chi sostiene che sia del tutto impossibile perdonare sinceramente, chi dice di farcela in modo naturale, chi – come i cattolici – lo eleva a sacramento e chi lo ritiene solo un atto formale.
Per fare chiarezza bisogna innanzitutto precisare cosa il perdono non è e cosa viene erroneamente considerato perdono.
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Perdonare non significa tornare piacersi
È comunemente diffusa la credenza che, una volta perdonato, si cambi totalmente la visione che si ha dell’altro poiché tutti i suoi errori vengono annullati. Tuttavia noi tutti abbiamo un’opinione precisa delle persone, del tutto indipendente dal fatto di avere un contenzioso aperto con la persona stessa. Può capitare di stimare una persona e non riuscire a perdonarla o viceversa di detestarla ma concederle il perdono.
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Perdonare non significa tornare amici
È facile che in contesti di amicizia si parli di tradimento ed è bello se è proprio l’amicizia la motivazione che ti spinge a perdonare. Tuttavia l’amicizia ed il perdono non sono uno la conseguenza dell’altro: si può benissimo mantenere un’amicizia senza aver perdonato l’interlocutore o viceversa perdonare, ma contemporaneamente capire che quell’amicizia non è più vera e sospenderla.
Più in generale si può dire che, sebbene il perdono spesso sia immerso in un contesto di relazioni, esula completamente dal discorso sull’affettività.
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Perdonare non vuol dire negare ciò che è successo
Per perdonare devi avere ben presente ciò che è accaduto, altrimenti stai cercando di ingannare te stesso! È comune la tendenza a provare a rivedere il fatto che ci ha ferito sotto un’altra luce, per tentare di soffrire di meno. Ovviamente un punto di vista differente non può che arricchire la nostra visione dei fatti ma in questi casi è fondamentale attenersi “alla realtà”: raccontarsi una bugia solo per evitarsi ulteriore dolore è una strategia inefficace e destinata a fallire.
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Chi perdona non dimentica
Per un qualche motivo a noi sconosciuto, il perdono è solitamente associato all’atto di dimenticare ciò che è successo.
L’obiezione può sembrare banale ma è del tutto necessaria: l’uomo non è in grado di dimenticare volontariamente. Anzi tutti i tentativi che si faranno per dimenticare un certo tipo di avvenimento tenderanno a farlo riaffiorare nei nostri pensieri rafforzando la traccia mnestica ad esso associata e aumentando così la possibilità che si riproponga nuovamente.
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