Con questo contributo si inaugura un ciclo di articoli che passerà in rassegna i più diffusi disturbi del comportamento alimentare (DCA): anoressia, bulimia, vomiting, binge-eating.
ANORESSIA NERVOSA
In una società come quella occidentale, dove l’importanza dell’immagine viene posta continuamente in primo piano, in particolar modo, attraverso il contributo dei mass media, la presenza massiccia dei disturbi del comportamento alimentare non deve sorprenderci affatto. Si stima, infatti, che nei paesi industrializzati su 100 adolescenti 10, soffrano di disturbi di alimentazione.
L’anoressia nervosa secondo il DSM IV
Facendo riferimento al manuale diagnostico psichiatrico DSM IV, i criteri che caratterizzano l’anoressia nervosa sono:
- Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per età e statura.
- Intenso timore di acquistare peso o di diventare grassi.
- Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima o rifiuto ad ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
- Nei soggetti di sesso femminile in fase post-puberale si presenta amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi.
Sottotipi:
- Con restrizioni, nell’episodio attuale di anoressia nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per esempio vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici). La perdita di peso è ottenuta principalmente tramite la dieta, il digiuno o l’attività fisica eccessiva.
- Con abbuffate e/o condotte di eliminazione, nell’episodio attuale di anoressia nervosa il soggetto ha presentato regolarmente abbuffate e/o condotte di eliminazione, attraverso il vomito, l’uso inappropriato di lassativi, diuretici. In alcuni casi sono assenti le abbuffate e l’individuo mette in atto queste metodiche anche per l’assunzione di modiche quantità di cibo.
Sintomi e problematiche associate
Nel momento in cui il soggetto è fortemente sottopeso, può manifestare sintomi o disturbi correlati ad umore depresso, insonnia, apatia, ritiro sociale, ridotto o assente desiderio sessuale. Insieme a questi sintomi, chi soffre di anoressia nervosa, presenta: ridotta o assente espressione delle emozioni, senso di inefficacia e inadeguatezza, rigidità e inclinazione a controllare ogni aspetto della propria vita e l’ambiente che lo circonda.
L’anoressia nervosa secondo la terapia breve strategica
Le ricerche condotte presso il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo hanno portato ad individuare due diversi profili di soggetti anoressici, ciascuno con modalità comportamentali e caratteristiche che contribuiscono a mantenere e a rendere il disturbo persistente.
ANORESSIA SACRIFICANTE
Corrisponde alla figura che la tradizione letteraria sistemica ha maggiormente analizzato. Si tratta di quelle ragazze che attraverso il sintomo contribuiscono a mantenere l’equilibrio di un sistema familiare “disfunzionale”. Più precisamente, l’anoressica sacrificante, scopre che, durante fasi di crisi all’interno della propria famiglia, il suo rifiuto del cibo, rappresenta un forte collante che tiene uniti i genitori e tutti i membri della famiglia stessa, con tutti i vantaggi secondari che questo comporta. Ne sono esempi il cosiddetto “capro espiatorio” (Costin, 1996), ovvero le ragazze che tramite la sintomatologia anoressica riescono a evitare separazioni e conflitti all’interno della coppia genitoriale la quale, trovandosi a dover far fronte al problema presentato dalla figlia, si ritrovano uniti.
O ancora, “l’eroe di famiglia”: ragazze anoressiche che vivono all’interno di una situazione familiare dai confini poco chiari e con figure genitoriali di riferimento salde che come delle vere e proprie eroine si assumono il peso e la responsabilità delle gestione familiare. Nell’anoressica, il controllo sul cibo, pertanto, rappresenta il raggiungimento di una perfetta indipendenza e tendenza al controllo in generale.
ANORESSIA ASTINENTE
Rappresenta il profilo attualmente più diffuso. La caratteristica principale delle anoressiche astinenti risiede in un’eccessiva sensibilità emotiva che le porta a difendersi da ogni stimolo o turbamento emotivo, attraverso il controllo del cibo. Si tratta di ragazze molto intelligenti, capaci nello studio e nel lavoro, fortemente tendenti alla perfezione e al controllo di ogni aspetto della propria vita, in particolar modo quella emotiva e che nascondono dietro questa perfezione una profonda insicurezza ed una costante paura di fallire.
Il rifiuto delle emozioni
La loro percezione della realtà si basa sull’astinenza e sul rifiuto delle emozioni dal momento che è come se fossero dotate di un paio di lenti “deformanti” che le portano a vivere ogni stimolo come qualcosa di eccessivamente grande, travolgente, difficile da gestire. Queste ragazze tra i vari tentativi di non dare voce al loro mondo emotivo, scoprono casualmente, che investendo e concentrando esclusivamente le proprie forze sul controllo del cibo e la gestione del proprio peso corporeo, possono “sedare” la loro eccessiva sensibilità, fino ad arrivare al punto di anestetizzarla. In breve tempo, quindi, l’astinenza viene estesa non solo esclusivamente al cibo, ma anche a tutto ciò che concerne emozioni e stimoli piacevoli.
La perdita di peso, il controllo e l’astinenza su una sfera come quella alimentare alla quale tutti gli altri non possono fare a meno, oltre a portare con sé vantaggi secondari come l’attenzione della famiglia, rappresenta per l’anoressica astinente, motivo di orgoglio (di fronte a tutti quelli che hanno difficoltà a praticare la dieta, loro riescono addirittura a digiunare).
Tentate soluzioni dell’anoressia nervosa
Attraverso la descrizione dei profili tipici di soggetti anoressici emerge come il controllo-astinenza dal cibo rappresenti per la persona, una soluzione, una strategia che viene adottata in maniera inconsapevole al fine di gestire, superare, affrontare problematiche familiari nel caso dell’anoressia sacrificante e perturbamenti emotivi nel caso dell’anoressia astinente. Attraverso il controllo del cibo, infatti, la ragazza riesce a tenere lontani, con la corazza che si è costruita, ogni forma di piacere, il quale viene visto come qualcosa di minaccioso e invadente. In entrambi i casi, ciò che viene fuori è un incremento ed una persistenza della patologia che finisce col radicarsi profondamente nella persona, la quale si mostra spesso resistente al cambiamento.
Accanto alle tentate soluzioni della persona, esistono anche quelle messe in atto dal sistema familiare, ovvero i diversi tentativi operati dalla famiglia per cercare di aiutare le proprie figlie, ma che, senza volerlo, possono contribuire ad incentivare la presenza del disturbo alimentare. Tra queste modalità ritroviamo:
- insistere che la ragazza si alimenti in modo adeguato;
- preparare i cibi della ragazza;
- controllarla e starle costantemente vicino.
E’ importante far notare come, se da un lato, questi comportamenti siano sostenuti dal profondo desiderio da parte dei genitori preoccupati di aiutare la propria figlia, dall’altro lato, finiscono col diventare comportamenti controproducenti, dal momento che, oltre ai già citati vantaggi secondari, la ragazza anoressica, di fronte alle pressanti richieste di mangiare, reagisce con un ulteriore atteggiamento di chiusura e astinenza che la porta a persistere nel problema.
Il trattamento breve strategico per l’anoressia nervosa
Sintonizzarsi, in una prima fase della terapia, con la logica apparentemente assurda della paziente e attraverso una comunicazione suggestiva e “avvolgente”, costruire una relazione di fiducia con la ragazza e la famiglia, sono due degli aspetti cruciali dell’intervento strategico breve.
La terapia breve strategica, attraverso dei protocolli costruiti ad hoc e tramite l’utilizzo di stratagemmi particolari, ha elaborato una forma di intervento sull’anoressia che mostra un’efficacia pari all’83% dei casi.
Bibliografia
- Nardone G., Verbitz T., Milanese R., Le prigioni del cibo. Vomiting, anoressia, bulimia. La terapia in tempi brevi, Tea Edizioni, 1995
- Nardone G., Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Guarire rapidamente dalle patologie alimentari, Bur, 2003
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