Trauma: quando gli eventi di vita creano delle trappole

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Trauma: quando gli eventi di vita creano delle trappole

In un precedente articolo ho descritto cosa è e come si manifesta, il disturbo post traumatico da stress (DPTS)secondo il manuale diagnostico più conosciuto: il DSM IV. Recenti studi, dimostrano che solo una bassa percentuale di persone che hanno vissuto un evento traumatico (una guerra, un grave incidente, un alluvione, ecc…), manifesti, in seguito, i sintomi tipi del DPST. Come è possibile?

Il disturbo post-traumatico da stress secondo l’approccio strategico breve

Secondo l’approccio strategico breve, ciò che determina la creazione e la persistenza di un disturbo o di un problema psicologico, non è la causa originaria in sè, quanto piuttosto, la ripetizione nel tempo di tutti quei comportamenti messi in atto dalla persona o dal sistema nel quale la persona si trova, per cercare di affrontare e risolvere il problema stesso. Si tratta di quelle che in terapia breve strategica vengono definite “tentate soluzioni ridondanti” e che rappresentano uno dei costrutti chiave della metodologia strategica.

A partire da tali premesse, anche all’interno del disturbo da stress post-traumatico, non è tanto la causa originaria in sè a scatenare la sintomatologia, quanto piuttosto, il modo in cui il soggetto reagisce nell’affrontare l’evento traumatico, vale a dire, ciò che Nardone et al, hanno definito coping reactions. Tali modalità di reazione, talvolta, vengono scelte deliberatamente e razionalmente dalla persona con l’intento di voler superare il trauma, altre volte, invece, vengono messe in atto spontaneamente o a partire da qualche pressione (interna o esterna).

Una volta vissuto il momento traumatico, il costante tentativo da parte della persona di cancellarne ogni ricordo, non farà altro che amplificare e rendere sempre più vivido, nel presente, l’esperienza traumatica, trascinando, pertanto, il soggetto in un vortice di dolore, sensi di colpa, rabbia, paura, panico, senso di impotenza e talvolta depressione.

Le tre coping reactions del disturbo post-traumatico

disturbo post traumatico

Attraverso le ricerche condotte presso il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo, sono emerse tre principali coping reactions messe in atto dai soggetti vittime di  DPTS:

1) Tentativo di controllare i pensieri e cancellare l’esperienza traumatica: subito dopo l’evento traumatico, la persona, armata di buone intenzioni, cerca di “cancellare” il ricordo del momento vissuto, attraverso il controllo delle sensazioni negative sperimentate, imponendosi di “non pensare” e sforzandosi di dimenticare “il più velocemente possibile”. La ripetizione di questo copione comportamentale, finisce con l’ingabbiare ulteriormente la persona dentro il trauma, dal momento che, come recita un vecchio detto, “pensare di non pensare è pensare ancora di più”. Scacciare le immagini, le sensazioni e i pensieri connessi al trauma, conduce il soggetto a vivere la situazione paradossale del non riuscire a fare a meno di pensare e sentire ciò che, in realtà, vorrebbe dimenticare.

2) Evitamento: sempre sulla scia del tentativo di dimenticare il trauma subito, la persona mette in atto un’altra tentata soluzione disfunzionale, ovvero, l’evitamento di tutte quelle situazioni che potrebbero essere associate al trauma. La persona può arrivare, perfino, ad organizzare tutta la sua vita in funzione di un evitamento costante di tracce, elementi, situazioni, che potrebbero riportarla, anche per un solo istante, all’interno dell’esperienza vissuta.

L’evitamento

Una catena progressiva di evitamenti, se a un primo impatto, fa sentire la persona “protetta”, non solo contribuisce a fissare ulteriormente il ricordo nella mente della persona, ma innesca una reazione d’ansia e di preoccupazione costante, anche in situazioni o luoghi un tempo vissute in maniera “neutrale”. Evitando, inoltre, la persona, non fa altro che confermare a se stessa di essere incapace di affrontare il trauma, di “non essere più quella di un tempo”, di non possedere più le risorse e le energie adatte per gestire la propria quotidianità.

3) Richieste di aiuto, rassicurazione e lamentele: un ulteriore strategia controproduncente, messa in atto dai soggetti con disturbo post-traumatico da stress, è la richiesta di sostegno, accompagnamento e aiuto da parte degli altri. La presenza di parenti e amici, diventa di fondamentale importanza, dal momento che la persona può farne richiesta costante, sia per essere accompagnata in situazioni o eventi ritenuti fonti di ansia, sia per sentirsi rassicurate e tranquillizzate (fisicamente e verbalmente), in caso di momenti di crisi. Gli altri, inoltre, possono essere “utilizzati” e coinvolti, all’interno del meccanismo definito “creazione del senso”, ovvero, il costante tentativo di fornire una spiegazione, di dare un senso a ciò che è accaduto. Il rischio, in questi casi,è di cadere in un circolo vizioso domanda-risposta che finisce con l’esaurire le energie della soggetto con DPTS e dell’intero sistema nel quale egli vive.

La lamentela

Quando viene richiesta la presenza degli altri, non per affrontare particolari situazioni, ma semplicemente, come “mezzo” per potere sfogare ansia, angosce e preoccupazioni connesse al trauma, è possibile parlare della tentata soluzione definita “lamentela”. Assumendo una posizione totalmente “passiva”, il soggetto con disturbo post-traumatico da stress, può avvertire il bisogno impellente di parlare costantemente del trauma vissuto e delle sensazioni associate. L’esigenza di sfogarsi e parlare agli altri dei propri vissuti, se in un primo momento, sembra essere utile, poichè dà l’impressione “buttare fuori, sensazioni e pensieri negativi”, in un secondo momento, finisce con l’incrementare la sensazione di malessere, facendo cadere la persona in un circolo vizioso.

L’intervento breve strategico per il DPTS

L’approccio strategico breve, attraverso la costruzione di un protocollo ad hoc per il disturbo post-traumatico da stress, lavorando sulle coping reactions appena descritte, è in grado di interrompere il circolo vizioso innescato proprio da esse e di ottenere un vero e proprio sblocco del problema.

Bibliografia

  • Cagnoni F., Milanese R., Cambiare il passato. Superare le esperienze traumatiche con la terapia strategica. Ponte alle Grazie, 2009

 

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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