Gioco d’azzardo patologico: come uscirne
Oggi più che mai sembra opportuno parlare del Gioco d’azzardo Patologico (GAP) e ancor di più su come uscirne. Dopo gli ultimi accadimenti che abbiamo sentito ai tg: un uomo per problemi debitori ha ucciso la propria famiglia e poi si è suicidato, il gioco d’azzardo sta diventando una vera e propria piaga sociale. Ovunque andiamo, bar, tabacchi, supermercati, siamo circondati da messaggi pubblicitari riguardanti il gioco. Gratta e vinci, slot, 10 e lotto, sono questi i “nuovi divertimenti”. Col presente contributo, dopo aver passato in rassegna le principali caratteristiche del gioco d’azzardo patologico, verranno forniti dei consigli utili per riflettere su come iniziare a uscirne.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne
A chi non è mai capitato di andare al tabacchi per comprare un pacco di caramelle e vedere uomini e donne indistintamente, grattare con una monetina su quei cartoncini colorati e accattivanti nella speranza di trovare un lingotto d’oro? Quanti entrando in un bar non è stato infastidito (o piacevolmente colpito) dal suono delle macchinette così luminose e “divertenti”? E il battere continuo di un tasto premuto da qualcuno che anche in questo caso cerca di guadagnare grandi quantità di monetine, come promesso da quella macchinetta? E nemmeno a casa possiamo essere al sicuro da questi scenari.
Il potere della pubblicità
Accendiamo il televisore e vediamo pubblicità rallegranti e simpatiche che ci presentano i nuovi Gratta e Vinci, sussurrando alla fine che il gioco può creare dipendenza, GIOCA RESPONSABILMENTE!! Un assurdo paradosso che lo Stato Italiano possa concedere queste visioni in tv dato il grandissimo rischio che si corre. Come si può giocare d’azzardo in modo responsabile? È come dire a un tossicodipendente di bucarsi RESPONSABILMENTE.
In Italia il fenomeno del gioco d’azzardo è davvero inarrestabile. In un articolo riportato dal Sole 24 Ore del 2015, in Italia ci sarebbero 900 mila persone affette da Gioco d’Azzardo Patologico, per un incasso legale da parte dello Stato di almeno 8 miliardi di euro, ma non è stimabile l’incasso da parte delle organizzazioni mafiose dietro questo fenomeno. Inoltre l’Italia si classificherebbe tra i primi paesi mondiali per i record di apparati elettronici da gioco.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. Le origini del gioco.
Ma partiamo dalle sue origini e dai suoi significati. Il gioco ha sempre avuto un ruolo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la sopravvivenza dell’uomo e della civiltà. Il gioco infatti è una vera e propria forma di cultura. Esso, infatti favorisce la socializzazione, rappresenta un utile svago e una piacevole evasione temporanea dalla quotidianità per scaricare la tensione accumulata o per provare l’emozione del rischio. Il gioco d’azzardo rientra nello specifico nei giochi di alea. Per giochi alea si fa riferimento a quei giochi dove il fattore di vincita è il caso, la “fortuna”. Esso, dunque, non è altro che una scommessa su ogni tipo di evento o esito incerto in cui non è la persona a determinarne l’esito.
Ma in questi casi il gioco non ha più a che fare con il piacere e lo svago, in quanto diventa l’unico modo per cambiare la propria situazione attuale, riponendo in esso tutte le speranze. Ciò comporta dei grossi costi individuali, sociali ed economici. A questo punto, infatti, il gioco d’azzardo diventa patologico e in particolare modo i familiari della “vittima”, si chiedono come sia possibile uscirne.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. Alcune riflessioni.
Le riflessioni sul gioco d’azzardo patologico compaiono all’inizio del nostro secolo. Attualmente, però, non c’è consenso tra gli studiosi, sulle cause che sottostanno ai vari gradi di coinvolgimento delle persone nel GAP.
Freud interpretò nel gioco d’azzardo una forma di autopunizione. Più nello specifico, secondo Freud, nel giocatore d’azzardo, domina il bisogno di perdere, che servirebbe a espiare i sensi di colpa innescati dal complesso edipico. Inoltre paragonò il gioco d’azzardo a uno stato nevrotico compulsivo, le cui origini risalgono al bisogno infantile di masturbarsi. Il gioco sarebbe per Freud una trasformazione simbolica del vizio masturbatorio infantile.
Bergler (1957) ha formulato una teoria che vede il gioco d’azzardo entro il concetto del masochismo psichico. Con questo concetto si fa riferimento all’attitudine tipica di quelle persone che cercano inconsciamente l’umiliazione, la sconfitta e il rifiuto. Il masochismo psichico, si riferisce a quel meccanismo difensivo messo in atto dal bambino per fronteggiare l’aggressività e il forte senso di colpa suscitati dalle limitazioni dei genitori e della loro imposizione del principio di realtà su quello di piacere. Questi sentimenti, rivolti ai genitori, sono insopportabili alla coscienza del bambino stesso e quindi li rivolge a se stesso, e in tal modo la colpa e la punizione, vengono trasformate in piacere. È continuando a giocare, fino a perdere, che la persona potrà trarre la propria autopunizione.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. Teorie più recenti
Tra le teorie psicoanalitiche più recenti troviamo Rosenthal (1987) che ritiene che nei giocatori d’azzardo ci sia un disturbo narcisistico di personalità. Per cui allo scopo di difendersi da un profondo senso di debolezza devono continuamente provare a loro stessi il proprio valore e le proprie capacità ricorrendo a primitivi meccanismi di difesa, quali la negazione, la scissione e costruendo continuamente l’illusione di onnipotenza.
Il modello comportamentista sul gioco d’azzardo invece, prende spunto dalle teorie skinneriane per cui il gioco dipenderebbe da uno schema di rinforzo: il giocatore se rinforzato nelle vincite casuali, sarebbe spinto a ritentare poiché più tentativi significano più possibilità di vincita. Inoltre per i comportamentisti i momenti di rinforzo più intensi, si troverebbero tra il momento della puntata ed il risultato della scommessa.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. Una classificazione.
Una classificazione dei giocatori d’azzardo li definisce:
Patologici quei soggetti che perdono il controllo sul gioco, non giocano più per il piacere che da questo deriva, e nonostante mostrino senso della realtà e una completa consapevolezza che il gioco li compromette o li distrugge, non riescono a smettere. Si osservano anche alterazioni del tono dell’umore
Giocatori problematici sono invece coloro che non avendo un pieno controllo del gioco, cominciano a danneggiare l’ambito familiare ed economico
Giocatori non problematici che usano il gioco nel suo aspetto più sociale e di svago.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. Le cause
L’insorgenza del GAP non può essere attribuita a singole cause, ma alla presenza di più fattori con effetti cumulativi. Tra le variabili che concorrono a determinare la patologia troviamo:
Variabili sociodemografiche e genetiche. Il sesso, l’età, il livello di istruzione, la condizione economica ed il nucleo familiare, rappresentano aspetti molto importanti sulla possibilità di sviluppare un disturbo da gioco d’azzardo. Per esempio il sesso maschile sembrerebbe essere maggiormente esposto a questo rischio. Allo stesso modo, avere un familiare affetto dalla stessa dipendenza. Rispetto alla genetica, alcuni studi hanno dimostrato la presenza di un’alterazione a carico del sistema di codifica per i recettori dopaminergici. Tali recettori hanno un ruolo essenziale nella motivazione, nel piacere, memoria, controllo del movimento e apprendimento.
Le caratteristiche di personalità.
Una caratteristica importante sembrerebbe essere la sensation seeking (ricerca di emozioni), cioè la tendenza a ricercare il rischio e le esperienze eccitanti. Come un paracadutista troverebbe questa emozione lanciandosi da un aereo, allo stesso modo un giocatore prova forti emozioni nel rischiare di perdere, nonostante il suo desiderio sia quello di vincere.
Le variabili cognitive.
Sono la fallacia del giocatore, l’illusione del controllo e la quasi vincita.
Fallacia del giocatore
La prima, detta anche fallacia di Montecarlo. Questo fenomeno si verifica quando il giocatore tende a sopravvalutare la propria possibilità di successo in seguito a una sequenza di previsioni inesatte o di scommesse perse. Il giocatore tenderebbe a stimare come bassa la probabilità di vincere in seguito a una scommessa vinta.
Illusione del controllo
L’illusione del controllo riguarda, invece, una distorsione cognitiva che concerne la situazione in cui le persone trattano gli eventi aleatori, come se fossero sotto il proprio controllo. Per esempio è stato osservato che quando tirano i dadi, i giocatori se vogliono ottenere un punteggio alto li lanciano con più forza rispetto a quando vorrebbero ottenere un punteggio basso.
Quasi vincita
La quasi vincita, invece, fa sì che se per esempio è uscito il numero 10 mentre noi abbiamo scommesso sul 9, c’è l’illusione di essere vicini alla vincita solo perché 10 viene dopo il 9.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. Le fasi del GAP.
Lo studioso Custer nel 1982 mette a punto un modello delle fasi che il giocatore attraversa:
Fase Vincente. In questo primo momento la persona gioca per puro divertimento. Dura all’incirca dai 3 ai 5 anni e in questo periodo il giocatore ha la “fortuna” di vincere, che rinforzano il suo comportamento a giocare. C’è anche un’alta probabilità di fare grosse vincite che aumentano l’illusione che il gioco rende ricchi.
Fase Perdente. Adesso il gioco non è più un passatempo, ma diventa un obbligo, inteso come il bisogno compulsivo di giocare sempre di più sia in termini di tempo sia di denaro. Questa è una delle fasi più critiche. Il gioco, infatti, da passatempo diventa una vera e propria dipendenza. Il giocatore insegue la perdita e gioca principalmente per recuperare il denaro perduto, cosa impossibile. Non riesce a recuperare ma riesce solo a perdere. In questa fase iniziano le bugie ai familiari, piccoli o grossi furti e/o richiesta di denaro ad amici, parenti o peggio ancora a gente della malavita. Il gioco d’azzardo, in questa fase, diventa ufficialmente patologico ma, difficilmente, la persona si chiederà come uscirne.
Fase Della Disperazione. In questa fase il giocatore perde ogni controllo sul gioco. Continuerà comunque a giocare con la consapevolezza che perderà.
Fase Cruciale. È la fase in cui la famiglia, stanca delle bugie, dei soldi che spariscono mette alle strette il giocatore. È il momento più critico perché spesso la persona “vittima” del gioco d’azzardo patologico, viene lasciata sola o posta di fronte a una scelta. I familiari avvertono, di fronte alla dipendenza, iniziano a chiedersi come sia possibile uscirne.
Fase Critica. In questa fase il giocatore riconosce e accetta di avere un problema, messo anche alle strette dai propri familiari e cerca aiuto.
Fase di Ricostruzione. È il momento di un miglioramento dei rapporti familiari e personale.
Fase di Crescita. Si guarda in modo lucido alla patologia e si recuperano i rapporti con la famiglia.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne
Ci sono delle linee guida semplici ma complesse, come impegno emotivo e psicologico, da seguire per riconoscere e affrontare il problema. Il primo passo è riconoscere di aver un problema. Ammettere che da soli non ce la possiamo fare e abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi e indichi la strada giusta da percorrere. Le bugie non fanno che alimentare il fuoco. Siate sinceri con un amico, la moglie, il marito e dite di avere un problema.
Altro aspetto fondamentale è che il gioco non è un vizio ma una dipendenza. Il vizio da la possibilità di sottovalutare e sminuire la gravità del problema. Il vizio con la buona volontà può essere messo da parte, la dipendenza richiede un intervento specifico e un progetto terapeutico ad hoc per la persona.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. I consigli
Siate sinceri e dichiarate tutti i vostri debiti. Tenere un segreto rispetto al problema, non farà altro che darvi la motivazione per giocare nuovamente, per “fare soldi facili e veloci” per sanare i debiti. Raccontate tutto a una persona e insieme trovate un modo per ripagare i debitori.
Andate in giro senza soldi e senza bancomat. Affidate tutte le vostre spese a un familiare o a una persona di fiducia. Tenete lo stretto necessario, per esempio i soldi per un caffè. Il denaro è il principale alimentatore del gioco. È vero potreste chiedere soldi in prestito, ma se avete seguito il punto sopra vi sentirete terribilmente in colpa per aver rovinato qualcosa che state costruendo. Poi a voi la scelta!
Evitate i luoghi abituali in cui giocavate. Tornare a vedere questi luoghi, non farebbe altro che riaccendere il desiderio, facendovi automaticamente e in modo incontrollabile ripensare al gioco. Sono meccanismi psichici inconsci che difficilmente riuscireste a controllare.
Gioco d’azzardo patologico: come uscirne. A chi chiedere aiuto
Rivolgetevi ai servizi sul territorio, quali SERT (Servizio per le Tossicodipendenze) che negli ultimi anni si sta impegnando ad accogliere le innumerevoli richieste, oppure, ancora più specifici, i servizi pubblici che si occupano del trattamento delle dipendenze senza sostanze.
Di seguito troverete un test sul gioco d’azzardo pubblicato dalla FeDeSerd che potrete fare voi stessi per un autovalutazione:
BIBLIOGRAFIA
-Bergler E. “The Psychology of Gambling”, Hill and Wang, 1957
– Custer RL, Milt H. ,“When luck runs out. New York: Facts on File”, 1985
-F. Picone “Il Gioco d’azzardo patologico” Carocci, 2010
-Lavanco G., Varveri L. “Psicologia del gioco d’azzardo e della scommessa, Carocci, 2006
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