Ossessione del contagio: una particolare forma di disturbo ossessivo compulsivo
“Ero sempre terrorizzato al pensiero di essere fonte di contaminazione per gli altri. Per colpa mia, le persone a me care, potevano ammalarsi. Per questo motivo, effettuavo complesse operazioni di lavaggio, uno schema speciale progettato per garantire che tutto fosse ben pulito. Evitavo anche di stringere la mano alla gente. Ogni giorno, dovevo sottopormi anche ad una doccia speciale, secondo una sequenza precisa che richiedeva all’incirca un’ora. All’epoca, quando stavo male, pensavo che ne valesse la pena…perché non potevo sopportare l’idea di poter essere la causa della morte di un mio conoscente. “
La testimonianza di questo paziente vittima di disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione, spiega cosa spinge una persona con questo problema a rendersi la vita praticamente invivibile: la convinzione che le proprie azioni, possano innescare conseguenze negative a se stesso e agli altri.
Disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione: facciamo un pò di chiarezza
Oggi, in questo articolo, tenterò di descrivere più nel dettaglio come si struttura il disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione, quali sono le varianti tramite le quali si manifesta e quali le credenze che la alimentano.
Nel disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione la persona sviluppa tutta una serie di rituali finalizzati a evitare o gestire, eventi, situazioni, stimoli o più in generale oggetti che, agli occhi di chi soffre, possono essere portatore di germi, malattie e infezioni.
Molti pazienti con questo tipo di DOC, parlano di un effetto radioattivo e contaminante, che li spinge a temere ogni forma di esposizione (anche accidentale) verso tutto ciò che si teme possa essere infetto.
Questo crea, spesso, un circolo vizioso disfunzionale (circolo vizioso dell’ossessione del contagio)
Come è possibile intuire, la persona, pur avendo messo in atto il rituale o i rituali che più la rassicurano, non si sente mai al sicuro!
Doc da contaminazione: diverse varianti
Questa particolare forma di DOC presenta diverse varianti:
- La contaminazione può provocare danni a sè o agli altri: cioè, se non si è abbastanza puliti (o se l’ambiente attorno a se non è abbastanza pulito), allora il rischio è quello di danneggiare se stessi e gli altri.
- Il senso di colpa generato dal pensiero di essere la causa della sofferenza o della morte di parenti e amici.
- Paura di contaminarsi se si frequentano determinati luoghi o ambienti. Tra le malattie più comunemente temute da da chi è vittima di questa forma di DOC, troviamo: l’AIDS, l’epatite, le malattie sessualmente trasmissibili trasmesse sessualmente, il virus Ebola ma anche il raffreddore e l’influenza. A partire da tali premesse, la persona con un disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione, evita luoghi come ospedali, metropolitane, bagni pubblici, farmacie e qualsiasi luogo pubblico dove c’è il rischio di incontrare persone con le malattie temute.
- Paura di essere contaminati da insetti e altri animali. All’interno di questa variante, la persona non teme la puntura da parte dell’insetto o l’insetto in sè, quanto il pensiero che l’animale possa aver toccato oggetti, luoghi o persone con malattie e quindi innescare una contaminazione dilagante.
- Le persone che combattono con questa particolare forma disturbo ossessivo compulsivo, infine, possono sviluppare la convinzione di essere “portatori” di una malattia che non necessariamente si manifesta con sintomi fisici conclamati, ma che di certo, è in grado di contagiare e far star male gli altri.
Ossessione del contagio: due preoccupazioni tipiche
Sono due le preoccupazioni dominanti nelle persone con doc da contaminazione.
La prima preoccupazione, strettamente connessa allo schema precedentemente illustrato, è un dubbio pervasivo e fastidioso circa l’idea di essere abbastanza puliti o di avere tutto abbastanza pulito.
L’altra preoccupazione dominante, è quella che viene definita intolleranza dell’incertezza. Il pensiero di non avere effettuato una pulizia o una “decontaminazione” al 100% perfetta, l’idea che possa esistere una piccola percentuale di contrarre infezioni, entrare in contatto con lo sporco, viene vissuto con un’ansia soverchiante.
La trappola risiede proprio in questo: il 100% non esiste, così come la perfezione, per chi vive con l’ossessione del contagio, finirà sempre col vivere nell’incertezza.
Ossessione del contagio e terapia breve strategica, il cavallo di Troia per abbattere il doc
Esistono tante forme di intervento psicoterapeutico in grado di aiutare la persona con doc da contaminazione a uscire fuori dalla trappola che si è costruita con i rituali.
Tra queste la terapia breve strategica, attraverso l’utilizzo di particolari stratagemmi, si mostra parecchio efficace.
Riporto qui seguito un estratto dell’abstract della dottoressa Portelli, che descrive nel dettaglio come si struttura un intervento terapeutico strategico breve in caso di doc da contaminazione.
“In particolare all’interno della terapia breve strategica, si è visto che è fondamentale lavorare e agire sulla credenza di base del doc da contaminazione: avere il completo controllo mi proteggerà dalla situazione ‘pericolosa’.
Pertanto, i pazienti che hanno sviluppato una vera e propria ossessione del contagio di ogni tipo e che per prevenirlo si lavano continuamente, puliscono e sterilizzano se stessi, la casa e tutte le altre cose, vengono indotti a “sentire” che, paradossalmente, è proprio quando tutto è perfettamente pulito e sterilizzato che la paura del contagio comincia a crescere e con essa aumenta la necessità di compiere il rituale compulsivo.
È quando tutto sembra essere “sotto controllo” che il timore raggiunge livelli più alti. Questo perchè a quel punto l’individuo deve stare continuamente all’erta e pronto a mantenere tutto “perfetto”.
E’ in questi casi, che si inizia ad insinuare un dubbio: la prevenzione totale, il controllo assoluto, la pulizia o l’igiene completa sono veramente la giusta maniera per ridurre ed infine eliminare questa paura?
Quindi, utilizzando domande “discriminanti”, il terapeuta breve strategico, guida il paziente a domandarsi se davvero debba temere di più la pulizia totale piuttosto che lo sporco.
Ecco qui di seguito un esempio: “Alla fine quand’è che sorge il problema, quando sei sporco o quando sei completamente pulito? Quand’è che senti il bisogno compulsivo di compiere il tuo rituale, quando sei un pò sporco o quando tutto è immacolato e tu devi proteggere e salvaguardare quella situazione?”. Così, utilizzando domande ad illusione di alternativa e parafrasi, cominciamo a modulare la percezione del paziente, quindi la sua reazione nei confronti della circostanza che provoca la paura. Introduciamo l’idea che “un pò di disordine aiuta a mantenere l’ordine”.
“Da adesso fino a quando ci incontreremo di nuovo, vorrei che tu provassi questo piccolo esperimento, seguendo l’idea che un pò di disordine aiuta a mantenere l’ordine… Ogni giorno devi deliberatamente toccare qualcosa di sporco con il dito, qualcosa che tu sai essere sporco, poi tieni il tuo dito insudiciato per 5 minuti, non un minuto di più, non uno di meno. Una volta che i 5 minuti sono trascorsi, sei libero di lavarti le mani nel modo che preferisci, proprio come vuoi… ma per 5 minuti, non uno di più non uno di meno, devi tenere il dito sporco… 5 volte per 5 minuti al giorno…”.
…Quando il paziente teme il contagio o le infezioni, ancora, utilizziamo spesso l’analogia con i futuri re, gli eredi al trono, che erano spesso soggetti ad aggressioni da parte dei traditori ed erano quindi resi immuni a tutti i veleni esistenti. Fin dalla più tenera età, infatti, venivano sottoposti a piccole dosi di veleno. Ogni giorno la dose veniva aumentata fino a che non arrivava il giorno in cui il futuro re diventava totalmente immune al veleno, e nessun tipo di pozione poteva ucciderlo, neanche se fosse stata versata nel suo calice da un traditore. Sulla base di questa saggezza, al fine di diventare immuni del tutto a qualcosa, e poter avere controllo su di essa, non la si deve evitare o prevenire, ma al contrario la si deve prendere e sopportare a piccole dosi finchè arriva il giorno in cui non avrà più alcun effetto su di noi.
Nella maggior parte dei casi, anche la più ostinata delle ossessioni e delle compulsioni può essere vinta semplicemente ridefinendo la situazione e creando ad hoc una serie di concrete esperienze emozionali-correttive che liberano il paziente dal suo sistema percettivo-reattivo rigido e auto-alimentante.
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