Cattive abitudini alimentari: la stressoressia (Prima Parte)

Cattive abitudini alimentari: la stressoressia (Prima Parte)

cattive abitudini alimentari

Cattive abitudini alimentari: la stressoressia

G. è una donna di 38 anni, moglie, madre di due splendide bambine e impiegata amministrativa presso un’ importante azienda. La sua giornata tipo è scandita da un programma ben preciso, dal momento che deve riuscire a districarsi tra gli impegni familiari e domestici, da un lato, ed i gravosi impegni lavorativi, dall’altro, che quasi ogni giorno la spingono a fare i salti mortali per incastrare tutti i pezzi di questo complesso mosaico alla perfezione (accompagnare le bambine a scuola,andare in ufficio, fare la spesa, gestire il tempo libero delle figlie, occuparsi della casa, organizzare il lavoro extra…). Il tempo libero che G. ha a disposizione è pertanto veramente limitato, se non addirittura inesistente, poiché ogni singolo minuto, deve essere sfruttato e dedicato ad affrontare e a rivestire i numerosi ruoli che è costretta a ricoprire per essere una “donna perfetta”, sotto tutti i punti di vista.

La storia di G., una storia comune

Perfino il momento dei pasti (in particolar modo la pausa pranzo) viene vissuto dalla donna quasi con “fastidio”, come un qualcosa che interrompe e ostacola lo svolgimento delle attività sue quotidiane e dei suoi impegni. Ecco perché, al fine di ottimizzare i tempi, G., a ora di pranzo, preferisce bere un succo di frutta o sgranocchiare dei crackers, magari mentre finisce un lavoro importante al computer, o addirittura saltare direttamente il pasto recuperando poi la sera a cena.

Capita spesso, però, che G., torni a casa la sera sfinita e la voglia di mangiare sia inesistente, pertanto dopo avere preparato la cena alla famiglia, la donna, trova soltanto le energie per andare a dormire. In meno di un mese la giovane donna, senza nemmeno rendersene conto, mostra uno stato di perenne inappetenza, stanchezza psico-fisica ma sopratutto ha perso circa 10 chili e per questo si è trovata costretta a chiedere un periodo di ferie da lavoro e con l’aiuto di un nutrizionista, attualmente, sta gradualmente tornando a recuperare il suo peso-forma, le sue energie ed una vita un po’ più serena.

La storia di G. è solo uno dei numerosissimi casi che illustrano la presenza di un disagio legato a cattive abitudini alimentari e che oggi ha un nome ed un volto ben preciso: stressoressia.

Cattive abitudini alimentari: chi colpisce la stressoria?

donne tutto farePur non essendo ancora riconosciuta e diagnosticata dalla comunità dei medici, recenti ricerche mostrano come la stressoressia si presenti all’interno di un quadro ben preciso. Innanzitutto il disturbo riguarda, in particolar modo, giovani donne fra i 28 ed i 40 anni, madri di famiglia e affermate professionalmente.

I tratti che più le caratterizzano sono un forte senso del dovere e di responsabilità, una spiccata intelligenza. Spesso nutrono aspettative su di sé notevolmente elevate ed una motivazione ferrea combinata ad un forte orgoglio, spinge, frequentemente queste donne, a mostrarsi costantemente all’altezza di tutti gli impegni richiesti, di saper gestire e conciliare mille ruoli, il tutto al costo di veri e propri sacrifici.

I loro sforzi sono orientati al raggiungimento e al riconoscimento da parte della società di un’immagine di perfezione e per questo motivo, senza rendersene conto, tali donne, finiscono col sacrificare aspetti importanti e basilari per il loro benessere psico-fisico, ovvero il cibo. Come illustrato nel caso di G., mangiare e dedicarsi alla pausa pranzo, viene visto come un qualcosa che sottrae tempo ad altro considerato per loro più importante (lavoro, faccende domestiche…), pertanto, il pasto viene volutamente saltato o sostituito con snack “tappabuchi”.

Le conseguenze della stressoressia e la differenza con l’anoressia

stressTra le conseguenze più immediate di queste cattive abitudini alimentari, ripetuto nel tempo, troviamo la perdita dell’ abitudine di mangiare, non a caso, donne colpite da stressoressia, affermano addirittura di dimenticarsi di mangiare dal momento che non avvertono più lo stimolo della fame e una consequenziale perdita di peso. Inoltre, il carico di stress psico-fisico a cui sono costantemente sottoposte, da un punto di vista prettamente fisiologico, porta queste donne a produrre livelli maggiori di adrenalina, un ormone che contribuisce a stimolare fortemente il metabolismo che può essere visto come quel complesso sistema deputato a dosare le energie necessarie per il benessere del nostro organismo. Elevati livelli di adrenalina richiedono, infatti al metabolismo di bruciare una quantità maggiore di calorie ed energie ma che non essendo presenti nell’organismo, a causa del digiuno forzato, contribuiscono a provocare lo stato di spossatezza, stanchezza e astenia tipico delle donne colpite da stressoressia.

La perdita di peso

Un’altra componente da non sottovalutare ha a che fare con la perdita di peso e da come questo può essere vissuto dalla donna da un punto di vista psicologico. Sempre di più la società attuale, infatti, propone il prototipo ideale di “donna magra”, dalle forme perfette e sexy e per questo motivo, le donne colpite da stressoressia, di fronte ad una silhoutte più snella, potrebbero pure sentirsi gratificate e non mostrare preoccupazione di fronte a perdite di peso eccessive, sino a quando, però la stanchezze e la mancanza di energia prendono il sopravvento, finendo con l’ intaccare la loro vita quotidiana. Il fatto di non essere più in grado di gestire gli impegni domestici e lavorativi e la mancanza di energie, spingono, pertanto, le donne a chiedere aiuto e a cercare di ritrovare l’equilibrio perduto.

E’ questa una differenza fondamentale fra stressoressia e anoressia: mentre nel primo caso, infatti, la perdita di peso è una conseguenza dello stile di vita stressante, nel secondo caso invece la riduzione di peso rappresenta un obiettivo che la persona desidera raggiungere a tutti i costi ed è presente il rifiuto da parte della persona di mantenere il proprio peso al di sopra o al peso minimo normale.

Nel prossimo articolo sulla stressoressia, verranno forniti dei consigli per cercare di mantenere uno stile di vita “equilibrato” orientato al benessere, diametralmente opposto alle cattive abitudini alimentari.

Simona Lauri
Simona Lauri
Simona Lauri
Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cattive abitudini alimentari: la stressoressia (Prima Parte)
Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la vostra esperienza. Utilizzando questo sito web, accettate i nostri INFORMATIVA SULLA PRIVACY.
Leggi tutto