“Lo so che lui mi ama, è sempre così gentile e disponibile con me…però ho paura che mi abbandoni e mi lasci da un momento all’altro. La paura di soffrire è più forte dell’affetto che provo per lui e quindi preferisco chiudere questa storia” C.
C. è l’esempio di una paziente che negli anni ha sviluppato la paura di amare. Preferisce fuggire da una relazione stabile, in cui è amata e accetta per quello che è, per il timore, infondato, che il proprio compagno possa abbandonarla, com’è successo in storie precedenti.
La possibilità di potersi innamorare di nuovo, iniziare tutto da capo, dopo una delusione o una storia finita male, spaventa tutti, uomini e donne in egual modo, anche se quest’ultime rispetto ai primi riescono ad individuare più facilmente il problema e a chiedere aiuto nel momento in cui il semplice, e normale, timore del “nuovo” diventa un vero e proprio problema.
Oggi è usato un termine specifico per riconoscere questo disturbo che, nelle forme più acute diventa un vero e proprio problema relazionale: la paura di amare o philofobia. Con questo termine si indica una paura anormale e ingiustificata di amare. La persona philofobica soffre profondamente per questa condizione che in alcuni casi può assumere la forma di un vero e proprio disturbo d’ansia; di fronte alla possibilità di instaurare un rapporto più stabile, sono presenti sintomi quali dispnea, sudore eccessivo, nausea, tachicardia, agitazione e altri sintomi tipici dell’ansia.
Per difesa si scelgono storie impossibili, nelle quali si ha la certezza (o quasi) che l’altro non si innamorerà mai di noi, e se questo dovesse accadere, si va alla ricerca di difetti inesistenti che giustificano la decisione di mettere fine al rapporto.
Se ci pensiamo bene innamorarsi è uno degli eventi di vita che ci mette in una situazione d’impotenza e, per utilizzare un termine di Cesare Pavese, nudità: affidiamo all’altro pezzi della nostra vita, mettiamo in scena le nostre paure e i nostri difetti, ci spogliamo di ogni nostra maschera per affacciarci all’altro per quello che siamo realmente. Possiamo anche cambiare comportamenti e atteggiamenti per “adattarci” all’altro, per sentirlo più vicino a noi, e attenuare così l’ansia di separazione.
Ma non tutti sono in grado di mettersi in gioco così tanto, preferendo il ritiro in un mondo sicuro, fatto di certezze e nel quale nessuno potrà mai entrare. È il caso, per esempio, delle persone con disturbo ossessivo-compulsivo le quali non sono disposte a “perdere il controllo” e a mostrare le parti peggiori di sé. È facile aspettarsi da queste persone una certa riluttanza ad abbandonare quelle abitudini che in tanti anni hanno costruito e gelosamente conservato.
È possibile che dopo una profonda delusione, una persona non sia disposta ad abbandonarsi in un storia che la travolga del tutto, in questi casi la paura di amare assume i caratteri di un vero e proprio meccanismo di difesa: “non ti amo così è sicuro che non soffro”.
Altre cause, messe in evidenza dalla Dott.ssa Anna Chiara Venturini, possono essere rintracciate nella presenza di disturbi depressivi, autismo e, come sopra citato, disturbo ossessivo-compulsivo.
Ma è ad un livello relazionale che la philofobia assume i caratteri più interessanti da un punto di vista analitico. In questi pazienti spesso si osservano storie conflittuali con genitori che in maniera più o meno esplicita, e più o meno reale (bisogna sempre considerare come la persona vive l’evento, e non solo l’evento in sé) hanno sminuito e criticato il figlio. Questo comportamento aumenta la paura di essere rifiutati e addirittura abbandonati. È chiaro quindi che in tutte quelle situazioni in cui c’è la possibilità di amare ed essere amati, la persona fugge per il terrore di essere, o sentirsi, abbandonata proprio com’è accaduto con i propri genitori.
Non riuscendo a vivere le storie come in realtà, ma inconsciamente, si vorrebbe, il philofobico mette in atto difese come la compensazione: compie azioni più gratificanti nelle quali spera di riuscire. Non a caso le persone con questo disturbo sono uomini e donne in carriera che ottengono ottimi risultati in campo lavorativo ma questo accanimento lavorativo cela una sofferta solitudine forzata.
La persona che soffre di quella chiamata la paura di amare metterà in atto una serie di comportamenti che per il partner sono del tutto incomprensibili dal momento che, nonostante si siano passati giorni sereni insieme, a un certo punto l’altro non si fa sentire più, rimanda gli appuntamenti, cambia addirittura numero di telefono per non essere rintracciato, oppure giustifica il proprio allontanamento come un bisogno di libertà. Come convivere con una persona che ha paura di innamorarsi?
Ma ora passiamo in rassegna alcuni consigli, e piccoli accorgimenti, da mettere in atto nel momento in cui la persona che ha paura di una relazione stabile si rende conto che qualcosa non va:
Se nonostante questi pochi ma incisivi consigli la vostra situazione relazionale non cambia, sarebbe consigliabile rivolgersi ad uno psicoterapeuta. D’altronde l’amore è uno dei sentimenti più belli che l’uomo possa provare, quindi perché dobbiamo negarci la possibilità di vivere felici?
Qui di seguito propongo il video-tutorial sulla paura di amare, pubblicato nel mio Canale You Tube
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