Timidezza: cinque consigli per gestirla e affrontarla

Timidezza: cinque consigli per gestirla e affrontarla

timidezza

E’ possibile sconfiggere la timidezza?

Prima di passare in rassegna alcuni semplici consigli è opportuno partire da una domanda: che cos’è la timidezza?

Possiamo definire la timidezza come una preoccupazione nelle interazioni sociali, in cui la persona tende ad evitare quelle situazioni che potrebbero metterla in imbarazzo e quindi in una situazione di ansia e pensieri negativi su di sé.

La timidezza secondo Jung

Diciamo che il concetto di timidezza è in parte, ma non del tutto, simile a quello di introversione, aspetto della personalità identificato nel 1921 da C.G. Jung. Lo psicologo supponeva che le differenze individuali di personalità dipendessero da quelli che lui definì i tipi psicologici che sono i modi per mezzo dei quali la persona si orienta nel mondo interno ed esterno. I tipi condizionano l’intero processo psichico e quindi il comportamento e sono prima di tutto estroversione ed introversione: l’introverso è colui la quale coscienza è rivolta al mondo interno più che a quello esterno.

Timidezza: alcune precisazioni

Per molto tempo il termine introversione è stato erroneamente utilizzato come sinonimo di schizoide e nonostante oggi questo etichettamento non sia più presente è vero anche che la nostra società tende a vedere negativamente le persone più chiuse. Ma bisogna precisare che secondo Jung estroversione e introversione sono entrambi presenti nella personalità di ognuno di noi solo che una sarà più conscia rispetto all’altra.

Timidezza: estroversione ed introversione

Più recentemente (1947) lo psicologo H. Eysenck elabora una teoria della personalità nella quale riprende il concetto di introversione di Jung, la quale costituisce soggetti ansiosi, rigidi, pessimisti e riservati. Se Jung parlava di introversione in termini dinamici, Eysenck lo fa in termini di attivazione del sistema nervoso centrale. È stata avanzata l’ipotesi che il grado di estroversione/introversione non sia altro che una misura dell’eccitabilità (aurosability) corticale risultante dall’attività del sistema di attivazione reticolare ascendente (Accursio, 2004). Secondo questa premessa gli introversi tenderebbero a evitare la stimolazione del mondo esterno, per evitare un eccesso di stimolazione.

Timidezza: il parere attuale della psichiatria

Ad oggi la psichiatria sembra essere sempre più convinta che la timidezza, come altri disagi psichici, dipende da una serie di condizioni genetiche e neurobiologiche, ma gli psicologi aggiungono anche altro e cioè l’importanza delle prime relazioni con i genitori. Genitori timidi e introversi, iperprotettivi, rigidi e severi sembrerebbero abbiano un ruolo importante nella possibilità di sviluppare la timidezza nel figlio. Cercare di aiutare il figlio a manifestare e mettere in atto le sue potenzialità senza svalutarlo o proteggerlo eccessivamente per paura che il “mondo” possa deluderlo, aiuterà il figlio a sviluppare una buona autostima e sicurezza di sé.

Timidezza e disturbi psicologici

Uno degli errori che le persone non specializzate fanno è quello di credere che timidezza e fobia sociale siano la stessa cosa. La fobia sociale, in quanto tale, è un disturbo psichico che prevede un precisa sintomatologia fisiologica e psicologica come l’aumento del battito cardiaco, della respirazione, sudorazione, rossore in volto nel momento di parlare in pubblico, ansia ed evitamento della situazione fobica.

Timidezza non è fobia sociale!

Quindi la buona notizia è che timidezza non è sinonimo di fobia o ansia sociale in quanto è meglio definirla come un aspetto del carattere dovuta a un’attenzione particolare ai propri stati interiori, e non determina forte ansia o paura esagerata del giudizio degli altri, ma è anche vero che secondo Schmidt e Fox (1994) i soggetti timidi presentano una certa predisposizione allo sviluppo della fobia sociale. Ma non solo, perché Zuckerman (1994) suggerisce che i soggetti che sono alla ricerca di sensazioni forti, presentano una maggiore predisposizione all’uso di sostanze e dato che queste spesso hanno effetti inibitori, “aiutando” la persona nelle interazioni sociali apparendo più sicura di se e più interessante all’interlocutore, ci potrebbe essere una maggiore possibilità che la persona timida, alla ricerca di una maggiore autostima, cerchi la sostanza per affrontare quei contesti sociali che la mettono a disagio.

Cosa puoi fare per sconfiggere timidezza!

Sarebbe bello potersi liberare di tutte le parti di noi che ci piacciono di meno o che non ci piacciono affatto, ma è più reale riuscire ad accettare i nostri difetti e controllarli, quindi potresti iniziare a seguire questi piccoli consigli per cercare di sconfiggere la timidezza:

  1. Non concentrarti eccessivamente sui tuoi aspetti negativi. È quasi impossibile che in una persona non ci sia alcun aspetto positivo, quindi anche tu sicuramente ne hai almeno uno. Bene, concentrati su quello! È inutile rimuginare sulle cose che non sappiamo (o non crediamo di sapere) fare, non farebbe altro che attivare una serie di pensieri negativi su di sé come un circolo vizioso dal quale è difficile poter uscire. Fai una lista degli aspetti positivi della tua personalità e sfruttale al massimo quando percepisci che l’ansia sta aumentando.
  2. Distogli l’attenzione da te stesso… concentrati sugli altri. Sappiamo ormai che le situazioni ansiogene sono anche una questione di attenzione, se riusciamo a focalizzarla su quello che ci accade intorno piuttosto che su quello che accade dentro di noi sarà più facile tranquillizzarci. Facciamo un esempio: hai una presentazione di un lavoro di fronte a un gruppo di persone. Se inizi a pensare alle cose negative di te, tipo “non ce la farò mai…ora arrossirò e tutti se ne accorgeranno” non farai altro che attivare il circuito di pensieri negativi che invece devi sconfiggere (punto 1). Cerca invece di concentrarti su quello che accade intorno a te, osserva la gente che guarda il proprio cellulare, che prende appunti, come è vestita, e concentrati anche su chi ti sta ascoltando, d’altronde se lo sta facendo starai dicendo qualcosa di interessante e non per forza ti sta giudicando!

Timidezza: altri consigli

  1. Non precluderti la possibilità di conoscere gente nuova. La perfezione non esiste e quindi è inutile pretendere da se stessi di esserlo e di piacere necessariamente a tutti. Aprirsi a nuove conoscenze è importante perché ci sperimentiamo in nuove situazioni, conosciamo parti di noi che prima ignoravamo e ci porta a capire che qualità di relazioni vogliamo o non vogliamo per noi. Quindi cerca di conoscere gente che potrebbe anche essere diversa da te e dalle persone che finora hai frequentato, e ricorda sempre che l’altro non sempre è lì per giudicarti!
  2. Affronta quelle situazioni che ti mettono a disagio. È inutile evitare, è molto più affrontare! Fai una lista delle situazioni sociali che più temi e affrontale passando da quelle meno ansiogene a quelle più difficili per te.

Timidezza: quando chiedere aiuto allo psicologo

  1. E se non ce la fai…a sconfiggere la timidezza…chiedi aiuto ad uno psicologo. In questi casi le terapie più indicate sono quelle a breve termine, come la Terapia Strategica Breve che riesce a modificare i modi attraverso i quali il soggetto costruisce la realtà.

Bibliografia

  • Accursio Gennaro, “Introduzione alla psicologia della personalità”, Il Mulino, Bologna, 2004ù
  • Shyness: Subtypes, Psychosocial Correlates, and Treatment Interventions Psychology Vol.5 No.3(2014), Article ID:44367,11 pages DOI:10.4236/psych.2014.53035

 

Simona Lauri

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    Simona Lauri
    Psicologa e psicoterapeuta breve strategica. Oltre che offrire interventi di psicoterapia breve, mi occupo di coaching alimentare e sportivo.

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