Prima di passare in rassegna alcuni semplici consigli è opportuno partire da una domanda: che cos’è la timidezza?
Possiamo definire la timidezza come una preoccupazione nelle interazioni sociali, in cui la persona tende ad evitare quelle situazioni che potrebbero metterla in imbarazzo e quindi in una situazione di ansia e pensieri negativi su di sé.
Diciamo che il concetto di timidezza è in parte, ma non del tutto, simile a quello di introversione, aspetto della personalità identificato nel 1921 da C.G. Jung. Lo psicologo supponeva che le differenze individuali di personalità dipendessero da quelli che lui definì i tipi psicologici che sono i modi per mezzo dei quali la persona si orienta nel mondo interno ed esterno. I tipi condizionano l’intero processo psichico e quindi il comportamento e sono prima di tutto estroversione ed introversione: l’introverso è colui la quale coscienza è rivolta al mondo interno più che a quello esterno.
Per molto tempo il termine introversione è stato erroneamente utilizzato come sinonimo di schizoide e nonostante oggi questo etichettamento non sia più presente è vero anche che la nostra società tende a vedere negativamente le persone più chiuse. Ma bisogna precisare che secondo Jung estroversione e introversione sono entrambi presenti nella personalità di ognuno di noi solo che una sarà più conscia rispetto all’altra.
Più recentemente (1947) lo psicologo H. Eysenck elabora una teoria della personalità nella quale riprende il concetto di introversione di Jung, la quale costituisce soggetti ansiosi, rigidi, pessimisti e riservati. Se Jung parlava di introversione in termini dinamici, Eysenck lo fa in termini di attivazione del sistema nervoso centrale. È stata avanzata l’ipotesi che il grado di estroversione/introversione non sia altro che una misura dell’eccitabilità (aurosability) corticale risultante dall’attività del sistema di attivazione reticolare ascendente (Accursio, 2004). Secondo questa premessa gli introversi tenderebbero a evitare la stimolazione del mondo esterno, per evitare un eccesso di stimolazione.
Ad oggi la psichiatria sembra essere sempre più convinta che la timidezza, come altri disagi psichici, dipende da una serie di condizioni genetiche e neurobiologiche, ma gli psicologi aggiungono anche altro e cioè l’importanza delle prime relazioni con i genitori. Genitori timidi e introversi, iperprotettivi, rigidi e severi sembrerebbero abbiano un ruolo importante nella possibilità di sviluppare la timidezza nel figlio. Cercare di aiutare il figlio a manifestare e mettere in atto le sue potenzialità senza svalutarlo o proteggerlo eccessivamente per paura che il “mondo” possa deluderlo, aiuterà il figlio a sviluppare una buona autostima e sicurezza di sé.
Uno degli errori che le persone non specializzate fanno è quello di credere che timidezza e fobia sociale siano la stessa cosa. La fobia sociale, in quanto tale, è un disturbo psichico che prevede un precisa sintomatologia fisiologica e psicologica come l’aumento del battito cardiaco, della respirazione, sudorazione, rossore in volto nel momento di parlare in pubblico, ansia ed evitamento della situazione fobica.
Quindi la buona notizia è che timidezza non è sinonimo di fobia o ansia sociale in quanto è meglio definirla come un aspetto del carattere dovuta a un’attenzione particolare ai propri stati interiori, e non determina forte ansia o paura esagerata del giudizio degli altri, ma è anche vero che secondo Schmidt e Fox (1994) i soggetti timidi presentano una certa predisposizione allo sviluppo della fobia sociale. Ma non solo, perché Zuckerman (1994) suggerisce che i soggetti che sono alla ricerca di sensazioni forti, presentano una maggiore predisposizione all’uso di sostanze e dato che queste spesso hanno effetti inibitori, “aiutando” la persona nelle interazioni sociali apparendo più sicura di se e più interessante all’interlocutore, ci potrebbe essere una maggiore possibilità che la persona timida, alla ricerca di una maggiore autostima, cerchi la sostanza per affrontare quei contesti sociali che la mettono a disagio.
Sarebbe bello potersi liberare di tutte le parti di noi che ci piacciono di meno o che non ci piacciono affatto, ma è più reale riuscire ad accettare i nostri difetti e controllarli, quindi potresti iniziare a seguire questi piccoli consigli per cercare di sconfiggere la timidezza:
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